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Messina, l'alfabeto delle amministrative 2022: A come alibi, Z zitti tutti...

La “scala” reale di De Luca giocatore di poker, la lunga traversata nel deserto delle opposizioni, le ragioni della vittoria e della sconfitta, il futuro che ci aspetta

Cateno De Luca e Federico Basile

A come alibi

Cadranno tutti, è ovvio. Per l’Amministrazione comunale, innanzitutto. Dopo una vittoria così schiacciante, inattesa, eppure preparata scientificamente, studiata a tavolino e giocata nelle piazze (i cosiddetti “salotti” della politica non ci sono più, le “stanze dei bottoni” non determinano più niente, anzi sono controproducenti...), ci mancherebbe che la Giunta Basile accampasse giustificazioni per quello che non dovesse andare nei prossimi cinque anni. Non ci saranno più “asini volanti” sui quali scaricare le colpe di tutto. Ma cadono anche gli alibi dei “perdenti”, Centrosinistra e Centrodestra. Non hanno fatto altro, in questi quattro anni, che “deluchizzarsi”, più del De Luca originale, lo hanno inseguito nel suo campo e hanno preso batoste, lo hanno ridicolizzato come villico e capraro del Nisi e la gente si è stretta intorno a lui, lo hanno demonizzato per gli insulti a ministri e presidenti e, poi, spesso, hanno lasciato che fosse (o anche soltanto il sembrare che fosse...) solo lui a difendere gli interessi di Messina. Ora comincia, per le opposizioni, una lunga traversata nel deserto, ma su questo rimandiamo alla...T.

B come Basile, naturalmente

Questo fresco 45enne, alto come Kobe Bryant e magro quanto un grissino, è piaciuto a molti elettori messinesi proprio perché ha un carattere esattamente opposto a quello del suo “leader”. E De Luca lo ha definito «la parte migliore di me». Ci sono tutte le condizioni per passare alla storia come un buon sindaco, sta a lui ora dimostrarlo sul campo.

C come Croce

Sarebbe ingeneroso, e molto riduttivo, attribuire a lui la responsabilità della sconfitta del Centrodestra. Le cause vengono da lontano. I partiti trainanti della coalizione, FdI e Lega-Prima l’Italia, si sono divisi, al tavolo delle Amministrative hanno dettato legge la famiglia Genovese e Beppe Picciolo. La scelta di un “tecnico”, come Croce, non ha pagato. Lui, la campagna elettorale l’ha giocata come ha potuto, e sapeva di dover compiere una corsa ad handicap, anche perché, pur essendo autenticamente messinese, viveva e lavorava fuori città da decenni. Ora ha deciso di restare in Consiglio, almeno per un po’. Sarà uno dei punti di riferimento dell’esigua opposizione d’Aula.

D come De Domenico

Anche in questo caso si potrebbe personalizzare la sconfitta di un intero schieramento e affermare che non era lui, candidato “obtorto collo”, la persona giusta, al posto giusto, al momento giusto. Il Centrosinistra messinese esce con le ossa rotte, non tanto nei numeri, quanto perché ha confermato di avere tanti presunti leader, quanti sono i deputati nazionali e regionali di Pd e M5S (e oggi anche ex 5Stelle), e una base sempre più ridotta, sempre meno convinta. Il movimentismo delle tante note e dei tanti comunicati stampa non attecchisce, l’esperienza accorintiana sembra quasi preistoria (e, comunque, quella Giunta era dichiararamente “apartitica” e non di sinistra), i pochi intellettuali della Sinistra cittadina, quelli che si divertono nei blog a dileggiare i messinesi, morti di fame e ignorantoni, che votano De Luca e i deluchiani, continuano a vivere in invisibili torri d’avorio, contenti del loro arrogante isolamento. L’unica vera Giunta di Centrosinistra a Messina fu quella di Franco Providenti, 1994-98, poi è stato un passare da Francantonio Genovese al “partito degli universitari”, Saitta, poi Navarra-De Domenico, edifici costruiti in altezza, senza... la base. E non è un caso che resti fuori dal Consiglio uno dei pochi esponenti veramente “di sinistra”, il bravissimo Alessandro Russo.

E come elezioni

Vorremmo stendere un velo pietoso. In quale città di una normale repubblica democratica accadono le cose che sono avvenute qui, in riva allo Stretto. Il Consiglio comunale s’insedierà, di fatto, nelle stesse giornate in cui si insediano i Consigli nelle città dove si è andati al ballottaggio. È ridicolo. Ma solo qui a Messina i presidenti di seggio fanno tanti e tali di quegli errori da dover costringere un valente, e pazientissimo, magistrato quale Corrado Bonanzinga, a trascorrere più di due settimane a riconteggiare tutto, lista per lista, preferenza per preferenza? Evidentemente sì.

F come Facebook

Si dice che i social determinano ogni cosa, che la politica vive solo nei social, che i social decidono le elezioni. A noi sembra che si stia verificando un processo inverso, forse ancora lento, ma che alla fine riporterà la politica nelle piazze, nei bar dei villaggi, nelle sezioni di quartiere, nei rioni popolari. E sui social resterà chi se la canta e se la suona...

G come Germanà

Ha giocato d’azzardo, il deputato leghista. Era messo alle strette, avesse sbagliato la mossa si sarebbe bruciata la carriera politica. E invece, Nino, dopo avere avuto settimane di durissimi scontri verbali con Cateno De Luca, ci ha messo una pietra sopra, ha fatto l’accordo e Prima l’Italia, oltre a contribuire al successo di Basile, è stata determinante anche per la sconfitta così netta del Centrodestra. Ha vinto anche lui, non ci sono dubbi.

H-I come Hub o I come I-Hub

Se ne è parlato durante tutta la campagna elettorale. Basile e la sua Giunta lo considerano uno dei grandi progetti in grado di incidere sul futuro della città, la realizzazione del Polo d’innovazione tecnologica, che è anche occasione di rigenerazione urbana nell’area della cortina del porto. Gli avversari lo hanno preso a modello di quella che sarebbe la “narrazione” non reale, comunque enfatizzata, delle cose fatte o avviate da De Luca e dai suoi. Intanto, l’assessora Previti ha annunciato che il 20 settembre va in gara il primo appalto-integrato da 36 milioni di euro... Vedremo.
L come lavoro. Altro tema cruciale, che ha caratterizzato queste settimane. Ci sarà presto un importante banco di prova per la Giunta Basile: tradurre in atti concreti l’impegno che il sindaco ha preso, e continua a ribadire, sul piano di mille nuove assunzioni tra Comune e società partecipate.
M come maggioranza. Potremmo usare la B, in questo caso, come “bulgara”. E si lega alla A di “alibi”. Ma un sindaco che vince al primo turno, e che stacca di venti punti i suoi avversari, merita di avere un’ampia maggioranza che adesso lo sostenga nel portare avanti i suoi programmi. A chi si scandalizza, vorremmo ricordare solo il caso, anch’esso recentissimo, delle elezioni a Verona. Domenica scorsa, al ballottaggio, ha vinto l’ex giocatore della Roma, Damiano Tommasi, progressista, buonista, altruista e simpatico. Ebbene, avrà 22 consiglieri su 32 dalla sua parte. È la democrazia. Vale a Verona, vale a Messina, vale per Tommasi, vale per Basile.

N come niente o nessuno

Niente seggi a liste e forze politiche che avevano ben altre mire e ambizioni. Il simbolo della sconfitta più cocente è il M5S o quel che resta dei 5Stelle. È una beffa, poi, il grande risultato, ad esempio, dell’ex vicepresidente del consiglio comunale, Nino Interdonato che, con più di mille voti, è rimasto fuori, perché la lista Udc-Sicilia Futura non ha superato il 5%. Ed estremamente deludente è anche il risultato delle formazioni a sostegno di Salvatore Totaro, che i sondaggi accreditavano su percentuali decisamente più alte.

O come ossessione

L’ossessione di De Luca contro certi suoi bersagli. L’ossessione degli altri contro De Luca. Speriamo che tutto questo finisca. In politica, si vince o si perde, si indovinano o si sbagliano le mosse, ci si attacca e ci si difende, ma quando si cade nell’ossessione, diventa solo una politica patologica.

P come presidente del Consiglio

A questo punto, sarà ovviamente Cateno De Luca, almeno fino a quando non si dimetterà per tentare di diventare il “sindaco dei siciliani”. E De Luca sa benissimo che la figura del presidente dell’assemblea elettiva deve essere “super partes”. Ora dovrà dimostrare di esserlo.

Q come quorum

Quello del 5% per le liste che hanno superato la soglia di sbarramento. E quello, doppio, relativo al Referendum Montemare. Se ne è discusso tanto, la democrazia è questa, alla fine le regole vanno accettate.

R come Referendum

Non vorremo più tornarci. Montemare è come fosse stato solo un temporale di stagione, che si è presto dissolto. Restano, però, sul tappeto i temi, serissimi, del decentramento amministrativo e degli strumenti di attuazione.

S come Sturniolo

Potrebbe essere anche S come sconfitti. E in questa classifica, c’è anche lui, l’ex consigliere e attivista di Messina in Comune. Al quale, però, va riconosciuta la coerenza di battaglie solitarie e di testimonianza. Lui ha idee, a differenza di altri, anche quando non le si condivide per niente.

T come traversata nel deserto

Il mandato di Basile, vedrete, potrebbe anche durare dieci anni. E, dunque, chi starà all’opposizione dovrà attrezzarsi per un lungo cammino, di ricostruzione e di riappropriazione di identità. A Messina non restano che le macerie delle due coalizioni, Centrodestra e Centrosinistra. Edulcorare le analisi post-voto sarebbe un errore ancora peggiore di quello commesso negli anni e nei mesi precedenti. È una questione soprattutto di credibilità. Non si può, perché si è perso, sparire per cinque anni e ripresentarsi al momento delle prossime elezioni. I messinesi sanno chi è radicato sul territorio e chi no. E le elezioni, piaccia o non piaccia, sono un giudice inflessibile.

U come urgenti

Sono alcune risposte che Giunta e Consiglio dovranno dare alla città. E la prima, come ha ricordato lo stesso Basile, è la definizione, una volta per tutte, dell’iter relativo al Piano di riequilibrio e all’uscita del Comune di Messina dal suo stato di pre-dissesto.

V come vittoria11

A costo di ripeterci, il successo elettorale del duo De Luca-Basile resterà nella storia messinese come una “scala reale” a poker, la scommessa azzardata che si è realizzata, in tutto e per tutto, per come aveva calcolato l’ex sindaco al momento in cui decise di dimettersi. Nient’altro da aggiungere. Chapeau.

Z come zitti tutti, verrebbe da dire

E invece, no. Vincere alle elezioni non significa mettere la sordina e instaurare un regime. Messina si attende moltissimo da questa Amministrazione e le ha dato grande fiducia. Mai come ora ci sono le condizioni per cambiare le sorti della città. Mai come ora ci sarà bisogno di democrazia e di trasparenza. Lo sappiano, Basile e i suoi.

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