I sindacati quelli confederali, in particolar modo, non possono restare impermeabili di fronte alle sollecitazioni della politica. I temi del lavoro e dello sviluppo, d'altro canto, sono, specie al sud, in cima alla agenda dei sindaci come dei segretari di Cgil, Cisl e Uil. E allora a un mese esatto dalla presentazione delle liste e a 8 settimane dal voto, abbiamo posto 4 domande ai tre leader provinciali Giovanni Mastroeni, Nino Alibrandi e Ivan Tripodi. Il quadro dei candidati a guidare palazzo zanca nei prossimi cinque anni appare delineato. Sono i profili che si attendeva per il dopo De Luca? Mastroeni: « Valuto complessivamente positivi i profili e mi auguro che i programmi siano non generici. Spero che le linee d'intervento siano all'altezza dei gravi problemi che attanagliano la città e, anche visto il ruolo di sindaco della citta' metropolitana, l'intero territorio provinciale che e' stato in questi anni abbandonato al proprio negativo destino». Alibrandi: «Per noi importa poco il nome del candidato. Ci interessa che chiunque sarà il sindaco crei vera coesione per affrontare i problemi emergenziali e dia una programmazione strutturale dello sviluppo della città, in sinergia con tutte le forze. Non servono personalismi». Tripodi: «Le candidature in campo rappresentano, nel bene e nel male, lo specchio della città e delle sue molteplici sensibilità. Accanto alle caratteristiche soggettive, è fondamentale presentare un programma credibile, non un asettico libro dei sogni, che possa dare risposte tangibili ad una comunità che, negli anni scorsi, ha vissuto le dinamiche di Palazzo Zanca come quelle di un patetico palcoscenico da avanspettacolo che ha visto la recita di un copione denso di volgarità ed insulti». Messina e il lavoro: che suggerimento si sente di dare a chi dovrà guidare la città per migliorare la condizione occupazionale della città? Mastroeni: «I finanziamenti del Pnrr, dei fondi europei 2021-2027 , le politiche di coesione del governo nazionale offrono una quantita' di risorse importanti per realizzare un progetto di sviluppo della citta' definendo una visione di medio - lungo periodo ,una cornice che consenta di promuovere utilizzando le ricchezze esistenti un aumento dell'occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale. I punti cardine sono: sviluppo delle infrastrutture e dei trasporti (portuali, ferroviarie, viarie e autostradali); sistema portuale dello Stretto con la battaglia principale da realizzare a livello europeo del riconoscimento del porto Core; realizzazione attraverso le Zes, e non solo, di progetti di sviluppo e di nuovi insediamenti produttivi; la riconversione ecologica del sistema produttivo; lo sblocco di tutte le opere pubbliche cantierabili a partire dall'edilizia scolastica; lo sviluppo del settore turistico; una politica di coesione e di intervento per le periferie le fasce fragili e gli anziani. La modernizzazione e il potenziamento della macchina comunale non tagliando il personale o umiliandolo ma rilanciando la stessa; il rilancio dei servizi, del terziario e delle politiche scolastiche e della cultura; una visione quindi di una crescita viste le risorse prima indicate che sia intelligente, sostenibile ed inclusiva. Alibrandi: «Subito un confronto sulla programmazione legati ai fondi europei per avviare un processo di recupero delle aree dismesse, di infrastrutturazione che crei vera connessione con le aree interne del territorio e recupero delle attività industriali presenti in città: cantieristica, artigianato e turismo». Tripodi: «Il lavoro è, senza fronzoli, il problema dei problemi: è il crocevia su cui si gioca il futuro di Messina. La città vive una crisi senza fine, si sta paurosamente spopolando, il numero degli occupati, complice anche l'emergenza pandemica, è crollato, i ragazzi e i cervelli fuggono perché non hanno alcuna prospettiva, le povertà e i disagi sociali aumentano drammaticamente a dismisura nel colpevole silenzio, spesso connivente, delle Istituzioni. Un'amministrazione comunale lungimirante e caratterizzata da capacità di ascolto e desiderio di confronto con le parti sociali, a partire dal sindacato, potrà innescare un percorso virtuoso, e non parolaio, che incida concretamente sulla carne viva della città e delle sue tante problematiche e contraddizioni al fine di costruire una credibile prospettiva di sviluppo che, in netta discontinuità con il recente passato, faccia ripartire il lavoro e l'economia. Quali sono i primi tre interventi che vorrebbe leggere nei programmi dei cinque candidati? Mastroeni: «I primi tre interventi all'interno pero' di un quadro complessivo sono: avviare i concorsi al comune di Messina perchè oggi ci sono solo 1100 dipendenti e dovrebbero essere circa 2000. Poi l'utilizzo delle risorse per le politiche verso gli anziani; e infine una nuova politica dei trasporti in citta' e nello Stretto. Alibrandi: «Recupero vero dell'affaccio a mare, la riqualificazione del territorio a partire dal Risanamento, e la realizzazione di spazi di aggregazione per bambini, giovani ed anziani». Tripodi: «La costruzione di una capillare rete di servizi sociali che, in sinergia con le tante encomiabili realtà associative e del volontariato, possa dare una mano ai ceti più deboli, agli anziani, ai pensionati, a chi ha perso il lavoro e ai giovani in cerca di occupazione. Una forte attenzione ai villaggi e alle periferie, oggi luoghi abbandonati e senza spazi di aggregazione, attraverso l'effettiva realizzazione di una città multicentrica e plurale interconnessa con il mondo. E infine si dovrebbe risolvere l'attualissima emergenza legata alla realizzazione del porto di Tremestieri, opera da oltre 70 milioni di euro, i cui lavori, secondo l'ultimo sindaco di Messina, dovevano essere già conclusi, ma che, come la Uil in maniera solitaria ha denunciato con carte alla mano, sono fermi a meno del 20% del totale». Il 12 giugno si voterà anche per il referendum Montemare. Cosa ne pensa di questa possibile scissione? Mastreoni: «Io penso in questa fase che non sia positivo dividere la citta'. In un periodo di tagli ai trasferimenti per i comuni, la strada e' accorpare non dividere. Penso pero' che i cittadini della zona che chiedono la separazione hanno ragione del dato inequivocabile , di come quelle zone sono state abbandonate e che invece in una nuova visione della citta' siano centrali per lo sviluppo della nuova Messina che bisogna costruire. In ultimo, per non dire in premessa , va ristabilito nel confronto generale il rispetto delle opinioni altrui del dissenso. A Messina e ovunque il confronto libero e' la base su cui si fonda la democrazia». Alibrandi: «Non serve un referendum, serve piuttosto capire qual è il motivo del grido d'allarme di quella parte di comunità, probabilmente dimenticata da troppi anni dalle istituzioni cittadine». Tripodi: «Le “secessioni” non ci sono mai piaciute e anche in questa circostanza le respingiamo senza ambiguità. Dobbiamo, però, ricordare che l'idea scissionista di Montemare è nata oltre un decennio fa e, quindi, ne consegue che in questi due lustri nessuna amministrazione ha avuto la capacità di dare risposte e fare sgonfiare, attraverso concrete azioni di governo a favore di quei territori e di quelle comunità, un sentimento di lontananza nei confronti di Palazzo Zanca. Questo aspetto deve fare riflettere per porre rimedi, ben sapendo che, davanti ad un problema oggettivo, la ricetta non può essere una scissione autolesionista e senza prospettive in quanto “la toppa è peggiore del buco».