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Amministrative Messina, l'obiettivo 5% e il fattore voto disgiunto: come andò nel 2018

Nel 2018 solo 7 liste su 29 superarono lo sbarramento del 5%. Ed è questa la linea del traguardo alla quale tutti puntano. Quattro anni fa lo sbarramento, in termini quantitativi, si traduceva in 5.529 voti; in questi giorni chi sta lavorando alle liste lo sta facendo fissando come asticella da raggiungere quota 6 mila, anche se in molti pensano che potrebbe bastare meno, prevedendo una minore affluenza alle urne. Rimane comunque esercizio utile “ripassare” i risultati del 2018, anche per capire quanto fondamentale sia un altro fattore: il voto disgiunto. Furono tre le liste che superarono il 5% tra le 10 a sostegno di Dino Bramanti (Centrodestra), che raggiunsero un totale di 42.473 voti, a differenza delle 33.683 preferenze accordate al candidato sindaco. Un distacco di ben 8.790 voti. Tre liste oltre lo sbarramento anche tra le 6 a sostegno di Antonio Saitta: qui il totale dei voti delle liste fu di 26.300, ben 4.533 voti in più delle 21.767 preferenze ottenute dal candidato sindaco. Sostanzialmente in linea i candidati “minori” Pippo Trischitta (1.946 preferenze personali, 1.609 i voti alle due liste) e Emilia Barrile (5.081 voti personali, 421 in più dei 4.660 voti ottenuti dall'unica lista). Gli altri tre candidati sindaco, invece, si rivelarono nettamente più “performanti” rispetto alle liste a loro sostegno. Gaetano Sciacca, ad esempio, ottenne 16.172 preferenze, ben 5.063 in più degli 11.109 voti dell'unica lista del Movimento 5 Stelle. Renato Accorinti fu votato da 16.933 cittadini, il totale delle tre liste a suo sostegno (nessuna delle quali superò lo sbarramento del 5%) si fermò a 10.395 preferenze, 6.358 voti in meno. E poi l'exploit maggiore, quello di Cateno De Luca: 23.616 i voti personali ottenuti da colui che due settimane dopo, al ballottaggio, sarebbe diventato sindaco, contro i 14.017 voti totali delle sue sei liste (anche qui, nessuna raggiunse il 5%), addirittura 9.599 in meno. Il voto disgiunto, quindi, si rivelò il fattore decisivo, se si considera che De Luca raggiunse il ballottaggio (poi stravinto contro Bramanti) superando Saitta di appena 1.849 voti. In generale, al primo turno l'affluenza fu del 65,01%, con questa differenza (altrettanto importante): 119.198 voti andarono ai candidati sindaco, 110.653 ai candidati al consiglio comunale, con ben 8.810 voti non validi (di cui 1.859 schede bianche). L'affluenza crollò al ballottaggio, venuto meno il trascinamento dei candidati consiglieri: 39.295 votanti.

Nel dettaglio

Entrando nel dettaglio delle liste, la più “forte” si rivelò quella del M5S, con ben 11.109 voti. Subito dopo Ora Messina, lista di centrodestra riconducibile a Luigi e Francantonio Genovese, con 7.825 voti (sebbene alcuni candidati “genovesiani” fossero nella lista di Forza Italia). La lista del Pd ottenne 6.853 voti e fu la più quotata nel Centrosinistra, seguita da LiberaMe (anch'essa del Pd, quota Navarra) con 6.329 voti e da Sicilia Futura di Beppe Picciolo (6.190). Nel mezzo, tornando al centrodestra, ci fu la lista Bramanti Sindaco (6.351 voti), non esaltante, invece, fu il risultato della lista di Forza Italia: 5.675 e sbarramento superato per il rotto della cuffia (appena 146 voti). La Lega correva con l'effige “Noi con Salvini” e si fermò a 2.797 voti, Fratelli d'Italia arrivò a 3.440 voti, mentre Diventerà Bellissima (che stavolta potrebbe federarsi coi meloniani) sfiorò il 5%, fermandosi a 5.223 voti. Tra gli accorintiani, solo la lista “Accorinti sindaco” si avvicinò allo sbarramento, ottenendo 4.675 voti.

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