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Messina, verso le urne: centrosinistra e centrodestra provano a stringere il cerchio. A fatica

Le riunioni degli ultimi giorni hanno definito dei tasselli in vista del voto per le Amministrative. Pd, M5S e Art.1 restano nel perimetro degli “Spazi di confronto”. Forza Italia, Lega e Fdi attendono la fumata dal tavolo regionale

Eppur si muove. Lentamente, con quelli che in gergo vengono chiamati “tempi della politica”, ma qualcosa si muove, nell’impervio sentiero elettorale che porterà Messina alle urne, forse, a fine maggio. Si registrano movimenti tanto nel centrosinistra, quanto nel centrodestra: in entrambi gli schieramenti c’è la consapevolezza che bisogna stringere il cerchio, anche perché nel frattempo il tandem Basile-De Luca corre e rischia di accumulare insidiosi vantaggi.
Qui centrosinistra: come abbiamo riportato ieri, venerdì si è riunita la piattaforma ormai nota come “Spazi di confronto”. Alias, il centrosinistra. Una riunione dalla quale è venuta fuori una certezza: la coalizione rimarrà quella di partenza. Nessuna sorpresa, nessuna apertura verso Forza Italia (esclusa, del resto, anche dal segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo). Il perimetro, dunque, è definito: Pd, M5S, Articolo Uno, Cambiamo Messina dal Basso, MessinAccomuna, Liberazione Queer + Messina Rete 34+, Rete degli Studenti Medi, Unione degli Universitari, Volt, ma ci sono anche ulteriori realtà della sinistra-sinistra pronte ad aggiungersi, mentre +Europa e Azione, ormai “gemellati”, scioglieranno nei prossimi giorni una riserva che, comunque, appare solo formale. Saranno anche loro della partita. Qualche dubbio su Italia Viva, che ormai in provincia si identifica in Pippo Laccoto, dopo il “divorzio” da Sicilia Futura e Beppe Picciolo. Entro il prossimo appuntamento di giovedì si lavorerà ai punti programmatici principali, subito dopo si andrà a stringere sul candidato sindaco.
Qui centrodestra: nel centrodestra, al di là di più o meno dichiarate ambizioni personali, la vera verità è una: la partita si gioca lontano da Messina. E più precisamente al tavolo regionale, che dovrà trovare una quadra in grado di riempire, nello stesso momento, le caselle dei candidati alla presidenza della Regione, alla sindacatura di Palermo e a quella di Messina. Il puzzle ideale, secondo molti, rimane quello emerso nelle scorse settimane: il segretario della Lega Nino Minardo alla Regione, la meloniana Carolina Varchi a Palermo e la forzista Matilde Siracusano a Messina. Una combinazione messa in discussione dal governatore uscente, Nello Musumeci, che fino a ieri ha ribadito: «Non si è mai visto un presidente uscente non riconfermato dalla propria coalizione». È vero, lo sanno anche i colonnelli centrodestra, lo sa Giorgia Meloni, che per questo (e sembra “solo” per questo) ha ribadito il suo endorsement a Musumeci. Insomma, se non sarà lui a ritirarsi, difficile uscirne. L’eventuale candidatura di Minardo per Palazzo d’Orleans, però, spegnerebbe sul nascere ogni ambizione di alcuni leghisti messinesi, da Nino Germanà a Nino Beninati (mentre Francesco Stagno d’Alcontres smentisce qualsiasi coinvolgimento nel toto-nomi). Proprio i leghisti di Messina e provincia si sono riuniti venerdì scorso a Furci, a “casa” del sindaco ionico Matteo Francilia. I salviniani dello Stretto lavorano a due liste, una ufficiale e una civica, che potrebbe essere allestita in coabitazione con alcuni uomini di Raffaele Lombardo. Il centrodestra potrà contare sull’apporto di Noi con l’Italia-Cp, il gruppo di Saverio Romano, che a Messina, con la regia di Roberto Corona, ha ripescato vecchie volpi della politica (da Pinella Aliberti a Marcello Greco fino a Pinuccio Puglisi). Nelle retrovie, ma col peso elettorale che porta in dote, c’è anche Francantonio Genovese: in chiave regionale, l’ex sindaco resta in linea col duo Musumeci-Razza, mentre in chiave locale avrebbe manifestato qualche perplessità sul nome di Matilde Siracusano.

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