«Nella consapevolezza che la procedura di riequilibrio pluriennale costituisce certamente uno strumento di opportunità e gestione della condizioni di deficitarietà degli enti locali, nell’ambito del processo di rimodulazione attivata con delibera 85/c del 23 novembre 2018, si ritiene di aver avviato un nuovo percorso strutturale che dal 2019 ha posto il Comune di Messina verso un deciso cambio di passo finalizzato alla conclusione della precaria condizione dell’Ente». È il passaggio che conclude la relazione di 130 pagine, firmata dal sindaco Cateno De Luca e dal direttore generale Federico Basile, ma è anche l’assunto iniziale, quello da cui prende le mosse l’intera, corposa, replica ai rilievi mossi dalla Corte dei Conti-sezione Sicilia. La rivendicazione, con malcelato orgoglio, di un cammino imboccato che, secondo il sindaco, ha portato Messina fuori dal baratro in cui si era venuta a trovare, sicuramente in condizioni migliori di tante altre città che sono nello stato di dissesto finanziario. La “mossa del cavallo”, per dare scacco al Re e alla Corte... dei Conti.
Il documento, trasmesso ieri mattina a Palermo, parte con una visione “dantesca” di Palazzo Zanca: «Era già stata sottoposta alla valutazione della Corte dei Conti la “selva oscura” ben rappresentata nella relazione di inizio mandato di ottobre 2018. La fotografia che è stata fatta in quel contesto è stata puntuale e impietosa, soprattutto in relazione alle condizioni di sostanziale fallimento delle partecipate municipali e al danno erariale causato dai ripetuti comportamenti e omissioni degli inquilini del Palazzo municipale. Numerose sono state le segnalazioni di danno erariale inviate all’attenzione della Corte, che già sta dando seguito, soprattutto per evitare che le ripetute violazioni delle leggi contabili più volte riscontrate potessero coinvolgere anche l’attuale Amministrazione comunale».
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