Si profila l'ennesimo rimescolamento di carte, in una partita, quella delle dimissioni da sindaco di Cateno De Luca, piena di incognite. Su una di queste, però, è lo stesso De Luca a voler sgomberare il campo dagli equivoci: «Le elezioni anticipate non sono in dubbio». Nemmeno in caso di verdetto negativo della Corte dei Conti sul piano di riequilibrio. «Io sono abituato a metterci la faccia, se il Piano viene bocciato, io rimango qui. Se c'è qualcuno che deve ricominciare, dovrò essere io a farlo». Ma quel “rimango qui” non significa revoca delle dimissioni, bensì uno scenario nuovo, in questo intricato puzzle: la ricandidatura a sindaco in prima persona. «Nessun ritiro delle dimissioni - ribadisce il sindaco -, si andrà comunque ad elezioni anticipate, ma in questo caso mi ricandiderei io». De Luca, dunque, non lascerebbe la patata bollente di una campagna elettorale da condurre in condizioni di dissesto finanziario ad un suo assessore. Ma soprattutto dovrebbe abbandonare la pista della candidatura alla presidenza della Regione. Il nodo è un altro: in caso di dissesto, tra le sanzioni previste per gli amministratori individuati come responsabili e in carica nei cinque anni precedenti alla dichiarazione di dissesto - a rischio ci sarebbero, dunque, in primis lo stesso De Luca ed il suo predecessore Renato Accorinti - è l'incandidabilità ad ogni carica, da quella di sindaco a quella di presidente di Regione, passando per quella di consigliere comunale. Ecco, allora, che la partita si fa ancora più intricata: in caso di dissesto, De Luca potrebbe ricandidarsi a sindaco? Tutto dipenderebbe dalla tempistica che si verrebbe ad innescare in caso di bocciatura del Piano di riequilibrio. Al momento l'unica data certa è l'8 febbraio: quel giorno il sindaco, la segretaria generale ed il ragioniere generale dovranno presentarsi all'udienza fissata dalla Corte dei Conti, per discutere delle contro-deduzioni che nei prossimi giorni Palazzo Zanca predisporrà, alla luce delle durissime osservazioni trasmesse dai giudici contabili a metà dicembre. I bene informati dicono che il verdetto della Corte potrebbe arrivare nei giorni immediatamente successivi. Cosa succede a quel punto? In caso di approvazione, partirebbe il monitoraggio semestrale del Piano e, dal punto di vista politico, dopo le dimissioni di De Luca (14 febbraio) inizierebbe la campagna elettorale con un suo assessore (o assessora) in corsa. In caso di bocciatura, invece, il Comune avrebbe 30 giorni di tempo per impugnare la delibera della Corte dei Conti, di fronte alle Sezioni riunite in composizione speciale. Se la bocciatura dovesse essere confermata, toccherebbe al prefetto dare al consiglio comunale 20 giorni di tempo per la dichiarazione di dissesto. Una volta dichiarato il dissesto, si aprirebbe un'altra fase: quella delle sanzioni. Che non è immediata né scontata: potrebbero limitarsi a delle sanzioni pecuniarie, ma potrebbero arrivare anche all'incandidabilità, appunto. La quale, però, potrebbe essere sancita in un secondo momento. Ad elezioni già avvenute.