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Messina, scontro tra sindacati e Amministrazione. L’assessora Musolino abbandona l’aula

Ieri durante la commissione consiliare dedicata ai problemi del personale comunale

L'assessore al Commercio, Dafne Musolino

«Ancora una volta siamo costretti a denunciare la strumentalizzazione politica delle istituzioni cittadine, nelle quali il principio democratico del confronto viene vilmente offeso per consentire ad alcune organizzazioni sindacali di perpetuare accuse di natura politica all’Amministrazione comunale, alla quale viene impedito di rispondere». A lanciare la “bomba”, al termine dei lavori della VIII Commissione a Palazzo Zanca, è l’assessora Dafne Musolino. E da quel momento s’infiamma la polemica, con le prese di posizione del vicepresidente vicario della stessa Commissione, il prof. Piero La Tona, e l’intervento anche del segretario generale della Cisl Nino Alibrandi.
Ma cosa è accaduto? Si discuteva del tema: “Personale comunale tutela, diritti e sicurezza”. Ed ecco la versione dei fatti raccontata dall’esponente della Giunta De Luca: «Anche nella riunione di ieri, come era già accaduto nella prima seduta del 17 giugno 2021, nella quale avevo potuto replicare solo brevemente ai tanti interventi, e nella seconda del 22 giugno 2021, durata oltre un’ora e mezzo e conclusasi per la caduta del numero legale, è stato impedito all’Amministrazione di prendere la parola, perpetuando uno spettacolo indecoroso in cui i rappresentanti di alcuni sindacati, hanno reso attacchi di natura politica al sindaco. Eppure il presidente della VIII Commissione Giandomenico La Fauci si era assunto l’impegno di dare la parola all’Amministrazione. Impegno disatteso: per la terza volta consecutiva, nell’arco di un mese, è stato dato il microfono ai rappresentanti sindacali, imponendo il silenzio all’Amministrazione. Una simile gestione dei lavori d’Aula è vergognosa, per questo ho abbandonato la seduta. Ci chiediamo – insiste Dafne Musolino – quale senso abbiano queste commissioni, nelle quali non è consentito il dibattito visto che la parola viene data sempre agli stessi accusatori, impedendo all’Amministrazione di replicare».

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