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Gli strascichi del caso Tari a Messina: botta e risposta Pd-Musolino

Il segretario De Domenico: "No a ricatti occupazionali". L'assessore: "Studi gli atti"

L'assessore Dafne Musolino

Non si placano le polemiche dopo il no del consiglio comunale al Piano economico finanziario dei rifiuti e al relativo piano della Tari. Secondo il segretario cittadino del Pd, Franco De Domenico, è «inaccettabile il tentativo di innestare nel dibattito sulla Tari il ricatto occupazionale. La decisione del consiglio comunale, che ha visto il Pd in prima linea, non può essere cancellata con una semplice riproposizione della stessa proposta perché assume una valenza politica così declinata: non  è possibile aumentare le tasse in un momento così difficile per i cittadini a fronte di un servizio scadente; non è possibile ignorare le proposte provenienti dal consiglio comunale e soprattutto dalla società civile. Conseguentemente è inaccettabile che il voto del Consiglio possa essere collegato, secondo un meccanismo di causa-effetto, al licenziamento di 50 lavoratori e alla mancata assunzione di altri 100. Se questi 150 posti sono necessari per garantire ai messinesi una città pulita, ciò significa che il problema non è la bocciatura da parte del Consiglio, ma l’incapacità dell’Amministrazione di trovare soluzioni gestionali e organizzative che consentano, così come sbandierate ripetutamente dal sindaco, un risparmio di costi del 30 per cento. Se ciò non è possibile la colpa è dell’amministrazione che non è stata in grado di trovare soluzioni efficaci per risparmiare, ostinandosi ad utilizzare tecniche di raccolta differenziata obsolete e rifiutando la strada dell’innovazione».
Quindi alcune proposte: « Perché, ad esempio, molte città invece del porta a porta hanno scelto la strada dei cassonetti da azionare con la tessera sanitaria, economicamente meno impegnativa? Perché non si vogliono predisporre mini isole ecologiche, disicentivando l'utilizzo di quelle esistenti? Perché non si predispone un’attività seria di contrasto all’evasione senza dare numeri che poi aumentano i crediti inesigibili? Potremmo, assurdo per assurdo – conclude De Domenico - pensare di inserire la tariffa solidarietà da fare pagare a tutti i messinesi, col cui gettito garantire posti di lavoro, al di là delle effettive necessità, e magari ad accontentare le istanze populiste e ad alimentare i meccanismi clientelari. Potremmo assumere ben più di 150 persone ma non faremmo il bene della città».
Immediata la replica dell'assessore all'Ambiente, Dafne Musolino. Secondo cui il segretario del Pd «non conosce la delibera e non conosce né la normativa in tema di rifiuti né quella in merito alla formazione delle tariffe». Ricatto occupazionale? «Si tenta di minimizzare il gravissimo autogol compiuto in aula dal suo gruppo, al quale era stato abbondantemente spiegato che l’aumento del Pef 2021 è imputabile ad una serie di voci (fondo crediti dubbia esigibilità, discariche su suolo comunale, costi di gestione delle discariche post mortem) che fino all’anno 2020 erano inseriti in bilancio e che, dall’anno 2021, devono trovare copertura nella Tari. Se non forniamo alla MessinaServizi le risorse per sostenere voci di spesa obbligatorie, come farà la società a gestire il servizio? La risposta, semplice per quanto scontata, è evidente: si renderà necessario eseguire dei tagli sul costo del personale, che peraltro incide in misura pari al 65% rispetto al costo totale del bilancio di esercizio».

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