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Messina, ora tutti sì al Ponte. Per non farlo?

L’escamotage delle tre campate (ipotesi bocciata già due volte) ripescate da una Commissione di tecnici inidonea a pronunciarsi

Lo stretto di Messina

È la rivoluzione dei “gattopardi”? Cambiare tutto per non cambiare nulla? Proporre prima il tunnel, sapendo della sua irrealizzabilità, poi scartarlo, quindi uscire dal cilindro magico di una Commissione di tecnici assolutamente non idonea (perché priva di figure fondamentali come esperti di ponti e ingegneri strutturisti) l’idea delle tre campate che era stata bocciata prima 40, e poi 30 anni fa: come lo chiamereste questo modo di procedere? A intestarsi questo tipo di “rivoluzione” è il movimento Cinque Stelle che con un tuffo carpiato con avvitamento, degno di Cagnotto, ora proclama, pur tra evidenti maldipancia interni, il suo sì al Ponte. Ma al Ponte a tre campate, perché quello a una campata (l’unico che aveva e ha il progetto definitivo, che andrebbe aggiornato, questo sì, ma è una base solidissima da cui partire), è eredità “berlusconiana” e va azzerata. Lo dice senza neppure troppi giri di parole Giancarlo Cancelleri, il sottosegretario siciliano alle Infrastrutture, intervistato dal quotidiano torinese “La Stampa”: «Dieci anni per realizzarlo, sarà a tre campate, ci passerà la ferrovia. L'opera serve per lo sviluppo del territorio e dell’Italia». Perché le tre campate? «Non solo così è più stabile, ma è percorribile dalla ferrovia».

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