Spenti i riflettori, diradato il fumo, restano le macerie. Le macerie di un clima politico mai così avvelenato, non solo in questo mandato amministrativo. Mai si era arrivati a questi livelli di scontro tra le massime istituzioni politiche della città, l’Amministrazione e il consiglio comunale, né quando c’era una “tradizionale” dicotomia maggioranza-opposizione, né quando questa classica divisione è venuta a mancare, come nella precedente esperienza targata Accorinti. «Sarà un Vietnam», dicevano alcuni consiglieri, a Palazzo Zanca, alla vigilia della diretta fiume conclusasi col brindisi-sberleffo e le dimissioni strappate, prevedendo che in caso di proseguo del mandato, nulla sarebbe stato come prima. E questo clima “vietnamita” viene confermato anche nel day after. Il sindaco Cateno De Luca (che le dimissioni, quelle vere, le aveva revocate, con poche righe generiche, già una mezzoretta prima dell’annuncio di giovedì sera) è stato chiaro e netto: «Non metterò più piede in consiglio comunale fino a quando il presidente sarà Claudio Cardile e fino a quando non verrà eliminato l’istituto del voto di “astensione”», un vecchio pallino, quest’ultimo, che il sindaco non ha tardato a rispolverare. Ma c’è un’altra anomalia, annunciata da De Luca: il sindaco non avrà più alcuna delega. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina