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Terme Vigliatore, il sindaco Munafò dopo la sfiducia: "Un clan ha messo le mani sul paese"

Sarà dunque un commissario regionale ad approvare il bilancio di previsione, all’ordine del giorno del consiglio comunale già convocato per la serata di ieri

Un sindaco solo, politicamente solo. In queste parole, evidenziate in aula dal consigliere Domenico Feminò, è racchiuso il passaggio traumatico della mozione di sfiducia al sindaco Domenico Munafò. Due sere fa erano necessari otto voti e otto sono stati; in modo palese Daniele Biondo, Maria Rita Calabrò, Francesco Canduci, Florinda Duci, Domenico Feminò, Domenico Genovese, Fabio Valenti ed Emanuela Ferrara hanno confermato il loro sì. Sono stati gli otto rimasti fino alla chiusura della seduta, protrattasi oltre le 23.30. Votata anche l’immediata esecutività, c’è stato il rompete le righe: sindaco, amministrazione e Consiglio tutti a casa.
Sarà dunque un commissario regionale ad approvare il bilancio di previsione, all’ordine del giorno del consiglio comunale già convocato per la serata di ieri; sarà lo stesso commissario a deliberare sugli ottantadue debiti fuori bilancio all’ordine del giorno del consiglio convocato per il 28 dicembre. Sarà infine lo stesso commissario a condurre il comune alle prossime elezioni, nella primavera-estate del 2021.
Due sere fa l’aria era elettrica in consiglio comunale; la decisione da adottare di grande valenza politica. Assente solo il consigliere Stella Giunta, ha rotto il ghiaccio il consigliere Giovanni Zanghì, contrario alla mozione di sfiducia. Concluso il suo intervento, ha abbandonato l’aula. Prima di Zanghì era intervenuto il presidente del consiglio Emanuela Ferrara, che ha letto la mozione e le motivazioni che l’hanno determinata. Il sindaco Munafò, evidenziando il lavoro svolto, ha esordito ricordando come le frizioni si siano manifestate già nell’avvio del suo mandato, per le nomine degli assessori; ma l’inizio della fine è stato quando, nel dicembre 2019, nel momento in cui si apprestava a formare una giunta politica, i consiglieri Ferrara, Valenti e Canduci chiesero un incontro urgente su questioni politico-amministrative, a cui avrebbe partecipato anche l’onorevole Tommaso Calderone. «Da lì ho capito che o mi sarei adeguato a quella linea o saremmo arrivati alla mozione di sfiducia. Eravamo nel gennaio 2020».
Ritornando ad oggi, queste le altre dichiarazioni di Munafò: «È un colpo di stato, un golpe ai danni del paese, un clan ha messo le mani su Terme Vigliatore, è stato deciso tutto fuori del paese e si vuole far passare sulla testa dei cittadini». E poi ancora: «State svendendo il paese». In linea con il consigliere Zanghì, sull’inopportunità di compiere un passaggio di questo tipo tra il post alluvione e la pandemia, i consiglieri di opposizione Angelo Sottile e Davide Abbate; il primo ha presentato invano una proposta di rinvio del consiglio comunale, per non incappare in possibili questioni legate ai termini di presentazione della mozione. «Ci sono cose che non si giustificano – ha concluso Sottile – e mi chiedo cosa c’è sotto». Come Zanghì, anche Sottile e Abbate hanno abbandonato l’aula. Non restavano che gli otto consiglieri favorevoli alla mozione. Tra gli altri, Valenti, Genovese, Duci, Feminò e Ferrara hanno evidenziato le motivazioni politiche e programmatiche alla base della mozione, le critiche su come è stata gestita l’alluvione e il post alluvione. Infine il voto in modo palese. Otto favorevoli. Tutti a casa.

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