
Il Comune e la Prefettura di Messina hanno avviato il dialogo per concertare i provvedimenti da prendere, alla luce del nuovo Dpcm esitato dal Governo, riguardanti in particolare la movida, l’organizzazione degli ingressi e delle uscite nelle scuole e il trasporto pubblico. Sono questi i fronti sui quali istituzioni ed enti locali diventano protagonisti, pur muovendosi in un quadro di perduranti incertezze.
Il dialogo con il prefetto Maria Carmela Librizzi continuerà anche nei prossimi giorni. Ma se, da un lato, si stanno studiando ipotesi di chiusura di zone del centro dove si creano maggiori assembramenti (il cuore della movida messinese), dall’altro, il sindaco non vuole «dare il colpo mortale» a quelle attività economiche che, con grandissima fatica, stavano e stanno cercando di rilanciarsi, dopo i lunghi mesi di paralisi causati dal lockdown.
Gli imprenditori della movida e della ristorazione hanno scelto il giorno del divertimento per eccellenza per la loro iniziativa che si terrà, con inizio alle 17, in piazza Unione europea. Chiedono «misure meno lineari e drastiche per risolvere la crescita dei contagi».
L’altro versante è quello del trasporto pubblico, legato ovviamente agli orari di ingresso e di uscita degli studenti dalle scuole cittadine. Dovrebbe essere spostata alle 9 l’ora del primo suono di campanella negli istituti superiori, per i quali si pensa a un’organizzazione basata anche sui turni pomeridiani. Ma le difficoltà di certo non mancano.

Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.

Persone:
1 Commento
Fernando
21/10/2020 08:55
Il problema non sono i locali, ma chi li frequenta, ovvero: i cittadini, indisciplinati davanti alle più banali delle regole del buonsenso e del civile vivere comune. Ai locali si può chiedere maggiore rigore verso chi entra e frequenta i "tavoli all'aperto", ma la "repressione" va condotta fuori. Il messinese, poi, necessita di un carabiniere per ogni abitante (da 2 giorni a Milano le persone non frequentano più i locali e senza alcuna ordinanza ancora in vigore, e quei pochi presenti indossano le mascherine, come da regola del buonsenso).