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Stretto di Messina, Armao porta la questione al Comitato europeo delle Regioni

Mentre il Senato e la Camera discutevano ieri sulla relazione della Commissione bilancio contenente le linee guide prioritarie per l'utilizzo delle risorse del Recovery Fund, il vicepresidente della Regione siciliana Gaetano Armao interveniva, a Bruxelles, alla seduta plenaria del Comitato europeo delle Regioni dedicata proprio al tema dei Piani di resilienza e ripresa, alla presenza del commissario europeo per l'Economia, l'ex premier Paolo Gentiloni. E sul filo sottile tra Europa e Italia si giocano i destini della nostra mini-Regione, l'Area integrata dello Stretto. Come è stato più volte sottolineato, il treno del Recovery passa solo ora, se si spreca questa occasione le città dello Stretto, e l'intero Meridione, saranno condannati a un isolamento e a una marginalizzazione sempre più gravi, forse irrimediabili.

Qui Bruxelles

Gaetano Armao, a nome della Giunta Musumeci, ha posto due problemi fondamentali. 1) «Le misure del Recovery Plan dovranno offrire il corretto riconoscimento alla condizione di insularità declinata dall'art. 174 del Trattato Ue, dalle risoluzioni del Parlamento europeo e dalla giurisprudenza della Corte di giustizia. Oltre 17 milioni di europei insulari (e l'Italia, dopo la Brexit, è lo Stato che ne ha di più, annoverandone 6,5 milioni) attendono che siano realizzati investimenti e misure di intervento in attuazione del principio di coesione economica, sociale e territoriale e di eguaglianza sostanziale. Chiediamo, quindi, che la Commissione Ue si faccia garante della condizione di insularità nel “Recovery and resilience facility”». 2) «Le Regioni vanno coinvolte nella programmazione e ciò partire dal completamento degli investimenti nel digitale per passare a quelli infrastrutturali. E qui - ha dichiarato Armao - faccio un esempio emblematico connesso alla condizione di insularità della Sicilia e agli imponenti riflessi per lo sviluppo di Sicilia e Calabria, ma anche di tutto il Mezzogiorno d'Italia: il Ponte sullo Stretto di Messina.

Ebbene: a) nonostante l'infrastruttura sia contemplata nel completamento del corridoio Scandinavo-Mediterraneo e sia essenziale per attenuare la condizione di insularità e di marginalità della Sicilia; b) la Conferenza delle Regioni italiane abbia individuato, all'unanimità, il Ponte tra le opere strategiche prioritarie da inserire nel Piano nazionale per la ripresa e la resilienza che il Governo italiano dovrà presentare alla Commissione europea, c) i presidenti delle Regione siciliana e della Regione Calabria, abbiano evidenziato l'assoluta priorità del Ponte per lo sviluppo delle due Regioni oltre che dell'intero Mezzogiorno; ancora si registrano resistenze nel Governo italiano a considerare quanto legittimamente richiesto dai territori. Per l'Italia - ha insistito Armao, rivolgendosi a Gentiloni -, e lei che ne é stato alla guida lo sa bene, il “Recovery and resilience facility” è l'ultima occasione per superare un divario tra Nord e Sud che ci trasciniamo da 160 anni, se il Governo italiano non saprà garantire il diritto delle Regioni di esprimere le proprie posizioni, siano le Istituzioni europee a garantirne il pieno ed efficace coinvolgimento».

Qui Roma

Quello che è stato discusso ed esitato ieri dai due rami del Parlamento è, per ora, solo un grande contenitore di idee, linee strategiche e buone intenzioni. Lo Stretto sarebbe stato completamente escluso dalle attenzioni del Governo, se non ci fosse stato l'inserimento della postilla proposta dalla parlamentare calabrese del Pd Enza Bruno Bossio che così recita: «Garantire un'infrastruttura stabile e veloce nello Stretto di Messina, realizzando opere adeguate e mezzi idonei e sostenibili, in modo da porre fine all'isolamento della rete dei trasporti siciliani da quella del resto del Paese, estendendo così l'Alta velocità fino a Palermo e Siracusa». Cosa significa «infrastruttura stabile e veloce»? È da giorni che chi se lo chiede non riesce ad avere risposta da chi dovrebbe darla, cioè il Governo che ha rinviato ogni decisione nel merito all'esito dei lavori della Commissione tecnica insediatasi alcune settimane fa.

È il Ponte? O il Tunnel gradito al viceministro dei Trasporti Cancelleri e che piace anche al premier Conte? O, come altri pensano, non è né l'uno né l'altro, ma quella «infrastruttura stabile e veloce», da realizzare «con opere adeguate e mezzi idonei», non sarebbe altro che il potenziamento della flotta navale del Gruppo Fs-Blu Jet e la realizzazione di “opere a terra”, cioè interventi su banchine portuali e sulle aree della Stazione marittima. Opere che, in ogni caso, dovrebbero essere realizzate, perché rientrano già nei programmi delle Ferrovie obbligate (dalla Costituzione) a garantire la continuità territoriale tra l'Isola e il Continente. Opere, dunque, che non hanno bisogno di essere inserite nel Recovery Fund, strumento che dovrebbe servire, invece, a imprimere una svolta decisiva nello sviluppo del Paese, colmando una volta per tutte il gap infrastrutturale tra Nord e Sud. L'Europa ci guarda e ci sprona, l'Italia non prenda in giro se stessa e gli italiani (soprattutto quelli del Sud e noi, popolo della regione dello Stretto).

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