Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Recovery Fund, Sicilia e Calabria rischiano di perdere... il treno dei desideri

Il treno dei desideri che nei pensieri all'incontrario va. È come sentire il ritornello di Adriano Celentano da qualche vecchissimo juke box. Azzurro, il pomeriggio è troppo azzurro e lungo, ed è... subito sera. Il treno passa, noi siamo qui a cantare, e cantando cantando ci ritroveremo con un pugno di mosche.

Il treno è quello del Recovery Fund. Noi siamo il Sud, siamo Sicilia e Calabria, siamo Messina e Reggio, siamo l'Area dello Stretto. Il pomeriggio troppo azzurro e lungo è quello trascorso ieri a Roma, tra la Commissione bilancio della Camera e l'Aula di Montecitorio. La sera, poi, è quella calata all'improvviso sulla mozione presentata da Forza Italia in favore della costruzione del Ponte e del suo inserimento nella lista delle grandi opere del Recovery Plan.

Si è cominciato, dunque, con quella nota inserita - grazie alla parlamentare calabrese del Pd Bruno Bossio -, nel documento sul Recovery Fund, con cui si impegna il Governo a «garantire un'infrastruttura stabile e veloce dello Stretto di Messina realizzando opere adeguate e mezzi idonei e sostenibili, in modo da porre definitivamente fine all'isolamento della rete dei trasporti siciliani da quella del resto del Paese estendendo, così, l'Alta velocità fino a Palermo e Siracusa». E poi l'ulteriore postilla: «Tale opera non può essere annoverata, per l'importanza che essa riveste, tra i progetti storici menzionati tra i criteri di valutazione negativa, di cui alle linee guida del Governo». Cosa significa tutto questo? Si vuol fare il Ponte? Il Tunnel? Qualcos'altro? Nessuno lo sa.

In serata, dopo le 21, si apre il dibattito sulla mozione “azzurra”. Intervengono le combattive deputate di Forza Italia Stefania Prestigiacomo, Giusi Bartolozzi, Matilde Siracusano e il loro collega Felice Maurizio D'Ettore. per i Cinque Stelle Giuseppe D'Ippolito e Luciano Cantone, poi anche il messinese Nino Germanà del Gruppo misto. A rispondere per il Governo il viceministro Gianfranco Cancelleri.

La pandemia - esordisce l'ex ministra Prestigiacomo - ha dato il colpo di grazia al Paese, aggravando una crisi strutturale perdurante da decenni ed è indispensabile, quindi, mettere in campo una strategia complessiva di sostegno dell'economia italiana con misure shock, in grado di rimettere rapidamente in moto il Paese e il settore delle costruzioni. Misure che altri Paesi europei hanno adottato con tempestività, già all'inizio della crisi, dando certezze e prospettive alle loro economie.

«È necessario mettere in campo al più presto un piano di investimenti e un piano per le opere pubbliche e le infrastrutture - ribadisce la deputata siracusana - e in questi mesi si è assistito a una serie di dichiarazioni del premier, di alcuni ministri e di componenti della maggioranza di governo, che hanno espressamente aperto alla possibilità di riprendere in considerazione la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Inaspettatamente lo stesso premier Conte ha fatto riferimento alla possibilità di verificare la realizzazione di un sistema sottomarino di collegamento, tunnel interrato o ponte di Archimede (tunnel a mezz'acqua). In realtà queste ipotesi alternative al Ponte erano state già esaminate negli anni 1998-2000, e successivamente archiviate perché tecnicamente non praticabili; così come nelle stesse 102 proposte per il rilancio dell'Italia e consegnate in questi giorni al Governo dalla task force guidata da Vittorio Colao, si propone, anche per rilanciare il turismo, il completamento dell'Alta velocità sulla dorsale tirrenica, in modo che arrivi fino in Sicilia. Una affermazione che altro non è che una chiara indicazione a riprendere in mano il “dossier Ponte”».

La Prestigiacomo, e poi anche Giusi Bartolozzi e la messinese Matilde Siracusano ricordano che il Ponte, fortemente voluto dal presidente Berlusconi, con la legge obiettivo n. 443 del 2001, in quanto considerato progetto essenziale per il Mezzogiorno e per l'Italia, viene ricompreso tra le infrastrutture strategiche da inserire tra gli interventi prioritari; all'epoca, la difesa di quest'opera opera fu fatta, dal commissario Van Miert che precisò in Parlamento europeo che era stato realizzato un viadotto in mare per 21 chilometri per collegare la Danimarca con la Svezia, due Paesi con 4-5 milioni di abitanti ed era quindi inconcepibile non collegare con un ponte lungo 3 chilometri un'isola di circa 6 milioni di abitanti con il restante Paese di circa 55 milioni di abitanti». Nella mozione viene ripercorsa la storia recente del progetto, a partire dall'aprile 2004, quando viene pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il bando internazionale per la selezione del General Contractor al quale affidare la progettazione definitiva e la successiva costruzione del Ponte.

L'Eurolink di Impregilo (poi gruppo Salini) si aggiudica la gara, con impegno di realizzare l'opera in settanta mesi. Poi, nel 2012, il Governo presieduto dal professor Mario Monti, decide di non riaprire le procedure per realizzare il Ponte sullo Stretto e, con la legge di stabilità per il 2013 (legge 228 del 2012), stanzia 300 milioni di euro per il pagamento delle penali per non realizzare l'opera; nel 2013 decadono i rapporti di concessione con la Stretto di Messina Spa e la società viene messa in liquidazione.

«Oggi - dicono i promotori della mozione - il Ponte è più attuale che mai, perché ogni progetto di Alta velocità per il Mezzogiorno passa anche attraverso un collegamento veloce, ormai indispensabile, tra la Sicilia e l'Europa. Sotto questo aspetto, il Ponte sullo Stretto rappresenterebbe un'opera che consente di avere anche al Sud Italia l'Alta velocità e Alta capacità ferroviaria necessarie per la competitività e lo sviluppo delle regioni meridionali, oltre a contribuire alla riduzione del divario in termini di infrastrutture e di servizi tra il Nord e il Sud del Paese; la realtà è che il Ponte sullo Stretto può rappresentare una grandissima occasione di sviluppo per l'Italia e non solo per la Calabria e la Sicilia, permettendo tra l'altro di intercettare il traffico merci che dal canale di Suez oggi si dirige verso Gibilterra per puntare sui porti del Nord Europa, quando invece la Sicilia con il porto di Augusta collegato all'Alta velocità potrebbe rappresentare un hub strategico nel Mediterraneo e quindi uno sviluppo di quei territori, del Mezzogiorno e per il Paese».

È lo stesso Ponte che nel 2003 veniva inserito, dal “Gruppo di alto livello per la rete di trasporto transeuropea (Ten-T)” tra i 18 progetti considerati prioritari dall'Europa, opera cruciale lungo il Corridoio Berlino-Palermo, oggi Helsinki-La Valletta. Da qui la richiesta di inserire subito il progetto (cantierabile in breve tempo) del Ponte nel Recovery Plan.

Se dipendesse dai due deputati 5Stelle presenti in Aula ieri sera (gli unici, tra i 62 eletti in Sicilia e Calabria, «e queste assenze mettono tanta tristezza», dichiara la “forzista” Giusi Bartolozzi), il Ponte non si farebbe mai. Luciano Cantone, deputato catanese, di 33 anni, diplomato a un Istituto tecnico aeronautico, ne demolisce l'idea.

L'avvocato Giuseppe D'Ippolito, civilista di Nicastro (legale di Beppe Grillo), 62 anni, ritiene che ci siano altre opere da realizzare. Alla fine interviene Gianfranco Cancelleri: «Il Governo - afferma il viceministro - si riserva di rispondere in modo più esaustivo, possiamo avere idee diverse ma non si può dire che stiamo prendendo in giro i cittadini. Entro la fine del mese la Commissione, composta da fior di professionisti, si pronuncerà sulla soluzione migliore, è un percorso serio quello avviato, il tema è importante non solo per il Meridione ma per l'intera Italia, bisogna avere rispetto per le opinioni di tutti. Stiamo agendo con massima serietà, senza pregiudizi». Ma intanto il treno passa e noi (il Sud, Sicilia, Calabria, Stretto), seriamente, come dice il Governo, lo stiamo... perdendo.

Caricamento commenti

Commenta la notizia