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Messina, la città di transito e del Ponte... fantasma

Messina è forse l’unica città europea il cui centro abitato si paralizza quasi del tutto nelle giornate dell’esodo e del controesodo. Lo sperimentiamo da decenni, ieri ne abbiamo avuto l’ennesima conferma. E come sempre infuriano le polemiche, sui ritardi organizzativi, sul numero insufficiente di agenti della Polizia municipale dislocati sulle strade, su una lunga serie di questioni di contorno che, alla fine, non affrontano il vero problema alla radice. E cioè l’eterna questione di Messina porta della Sicilia e città di transito.

Le enormi potenzialità connesse al suo ruolo geopolitico, senza adeguate infrastrutture, si ritorcono con l’effetto di un boomerang e si trasformano in assoluta negatività. Il transito, che avviene nel cuore del territorio urbano, non porta alcuna ricchezza alla città, se non a chi gestisce i servizi di traghettamento. La banalità di queste considerazioni rende ancora più assurdo e inaccettabile il fatto di non aver sciolto in tutti questi decenni il vero nodo cruciale per Messina e per l’intera area dello Stretto.

Ecco perché il “giochino” che sta tenendo impegnata una parte del Governo nazionale – va su e giù l’altalena del Ponte sì, Ponte no, Ponte forse, meglio il... Tunnel – suscita qui, in riva allo Stretto, la rabbia e l’indignazione sia dei favorevoli alla grande opera di collegamento tra Sicilia e Calabria sia al fronte dei contrari.

Oggi il ministro Giuseppe Provenzano, che ha le deleghe per il Sud e per la Coesione territoriale, sarà a Nizza Sicilia dove prenderà parte alla Festa del Partito democratico. Bene, il suo ruolo, in questo momento, appare determinante sia per quel che concerne l’iter parlamentare della legge speciale sullo sbaraccamento di Messina sia per quanto riguarda la vicenda del Ponte. E allora al ministro – che ha tra i suoi consulenti giuridici il docente universitario messinese Antonio Saitta – ricordiamo l’importanza che assumono le dichiarazioni da parte di chi svolge incarichi governativi. Vediamo, andando a ritroso, quali sono state le sue affermazioni in questi ultimi mesi.

29 luglio 2020

«Il Ponte sullo Stretto è un progetto di cui si può discutere senza pregiudizi ideologici ma solo se inserito in un disegno strategico». Provenzano lo ha dichiarato al microfono di Sky Tg24, aggiungendo poi che «la priorità è avere l’Alta velocità e nessuno mi convincerà che bisogna aspettare il Ponte per avere l’Alta velocità in una regione come la Sicilia o completare l’Alta velocità fino a Reggio Calabria». In realtà, il Ponte sullo Stretto è un progetto di cui si va discutendo da decenni e questo dovrebbe essere non più il tempo delle parole ma delle scelte definitive. E come si concilierebbe l’impegno di assicurare l’Alta velocità che dovrebbe arrivare in Calabria e proseguire in Sicilia, con la presenza di quel braccio di mare che, volenti o nolenti, rappresenta comunque una cesura tra l’Isola e il Continente?

9 giugno 2020

«Non ho una posizione ideologica sul Ponte sullo Stretto – ribadisce il ministro per il Sud, stavolta ad “Agorà” sulla Rai – ma deve inserirsi all’interno di un disegno strategico e non può diventare il grande alibi per non fare le infrastrutture. Si valuterà se farlo in base ad un’analisi costi-benefici». Qui ha ragione Provenzano: il Ponte non può e non deve essere il solito alibi per nessuno. E le decisioni da assumere devono avere il carattere più “laico” possibile, senza inseguire i “talebani” dell’uno e dell’altro schieramento. Ma vorremmo chiedere al ministro: siamo sicuri sia l’impostazione giusta quella, sentita e risentita come un film trito e ritrito, secondo la quale il Ponte sarebbe solo una “ciliegina sulla torta”, il “gelato” dopo che sono state servite le altre portate del pranzo, e prima dunque vanno fatte le altre opere e poi, eventualmente, il manufatto stabile di collegamento? Siamo sicuri che, invece, il Ponte non sia la “madre” di tutte le altre opere connesse e collegate, in un’ottica di rilancio della centralità dell’Area dello Stretto nello scacchiere euromediterraneo?

20 maggio 2020

«Nel corso del decenni, purtroppo, il Ponte sullo Stretto è stata una grandissima arma di distrazione di massa per non parlare dei problemi generali del Mezzogiorno. Molto spesso si è detto che il piano choc per il Mezzogiorno coincide con il Ponte sullo Stretto, ecco io non penso questo». La risposta al nostro interrogativo, in realtà, il ministro l’aveva data a maggio, durante il lockdown, intervenendo in collegamento “Skype” con Rtp, nel corso di una puntata speciale di “Scirocco”. «Sul Ponte – aveva aggiunto Provenzano – non ho una posizione ideologica, penso che abbia un senso se inserito in un disegno strategico che riguarda soprattutto la sua dimensione ferroviaria, certamente quello che non possiamo accettare è quello che hanno visto i cittadini di Messina e i siciliani nel corso di tutti questi decenni cioè non hanno visto il Ponte, nonostante gli sprechi che si sono determinati su questo tema, ma non hanno visto nemmeno le altre opere. Penso che la priorità sia rafforzare tutto il resto, in questo quadro si può tornare a discutere del Ponte con una seria analisi di costi-benefici come si fa in questi casi, ma è il disegno strategico che è mancato e che forse è la priorità anche nella vita dei cittadini, in questo momento, prima di arrivare a parlare di un progetto che vedremo chissà tra quanti anni. C’è un tema di collegamenti, di costi, credo che insieme alla Regione dovremmo concentrarci e dovremmo lavorare su questo tema che è quello che migliora la qualità della vita delle persone».

Oggi a Nizza

Riavvolgiamo il nastro e torniamo a oggi. Il ministro sarà, dunque, a Nizza, accompagnato dal segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo il quale ieri, a Caltanissetta, ha ribadito la posizione del suo partito in Sicilia: «Sì al Ponte e contemporaneamente agli investimenti su strade e ferrovie nell’Isola». Che dirà stasera Provenzano?

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