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De Luca 'telefona' al premier Conte: "Quando mi mandi i 10 milioni?"

Durante il lockdown, i bersagli preferiti del sindaco Cateno De Luca erano il ministro degli Interni Luciana Lamorgese, il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci e il premier Giuseppe Conte. Quest'ultimo è finito più volte al centro delle sue invettive e delle sue ironie, tant'è che in un'occasione il primo cittadino ha anche vestito i panni del capo del Governo, con tanto di discorso alla Nazione su ciò che bisognava fare per curare e risollevare i territori annichiliti dal Covid-19. Adesso, De Luca torna a sparare su Conte.

Lo fa con un post pubblicato sulla sua visitatissima pagina Facebook, il cui titolo è emblematico: “Il gioco delle tre carte di Giuseppe Conte!”. Il perché è presto spiegato, anche col ricorso a parole che meritano censure. «Ho finito di parlare ora con il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte - scrive De Luca dalla sua casa di Fiumedinisi - in merito al gioco delle tre carte rappresentato dal prestito di liquidità ai Comuni previsto dagli articoli 115 e 116 del Decreto legge n. 34/2020 (Rilancio). Ho detto a Giuseppe che io non voglio indebitare ulteriormente la mia comunità e non sono d'accordo a farmi tenere al guinzaglio finanziario dallo Stato con questi prestiti capestro».

E ancora, «ho spiegato a Giuseppe il miracolo che abbiamo fatto in appena 24 mesi di amministrazione De Luca abbiamo abbattuto i debiti di oltre il 50% (da 550 milioni a 250 milioni): non spendiamo più soldi per interessi passivi per anticipazioni di tesoreria perché abbiamo una liquidità media di circa 30 milioni di euro; abbiamo già trovato la copertura contabile e finanziaria per saldare nei prossimi tre anni tutti i debiti ereditati». Rivolgendosi ai messinesi, con tanto di foto che lo ritrae alla cornetta e davanti a un notebook, De Luca fa sapere che «Giuseppe ha così esclamato: “Minc..., perché non vieni a farmi il ministro dell'Economia e finanze?”.

Ed io: “Caro Giuseppe perché non pensi a mandarmi gli oltre 10 milioni di euro che ancora non mi hai mandato piuttosto che tentare di vendermi la medesima liquidità che già dovevi accreditarmi al 30 giugno 2020? Caro Giuseppe il gioco delle tre carte con me non funziona e soprattutto io non lascio nuovi debiti pur di galleggiare come la ..... perché questo mestiere lo lascio fare a voi che siete i campioni olimpionici dell'indebitamento parassitario e clientelare”. Ciao Giuseppe alla prossima!».

De Luca cita l'art. 115 del Decreto rilancio, che ha istituito nello stato di previsione del Mef il “Fondo per assicurare liquidità per pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili”, con una dotazione di 12.000 milioni di euro per il 2020. Una parte, 8.000 milioni, destinata a enti locali, regioni e province autonome, un'altra (4.000 milioni) per enti del Servizio sanitario nazionale. L'art. 116, invece, riguarda il pagamento dei debiti degli enti locali e delle regioni e province autonome. Promesse, secondo il sindaco De Luca, che adesso, a quasi due mesi di distanza dal quel provvedimento, batte cassa. E tira per la giacchetta il vertice di Palazzo Chigi.

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