Due mesi di silenzio assoluto, o quasi, di selfie bucolici nella campagna della Val di Nisi e di foto con il padre sofferente. Due mesi azzerati di colpo, perché quello che torna oggi ufficialmente a Palazzo Zanca, è lo stesso Cateno De Luca che aveva lasciato Messina lo scorso 8 maggio, al termine dell’ultima delle sue dirette televisive andate in onda nel corso dell’emergenza Covid. Lo stesso sindaco che lancia proclami e accuse, che “sfida” i consiglieri comunali e li invita a firmare la mozione di sfiducia, che lancia strali contro i Governi nazionale e regionale e che esalta il lavoro portato avanti in questi due anni di mandato. «Torno più carico di prima», lo dice in un video in diretta da un locale di Santa Teresa di Riva. Nessuna tregua, nessuna voglia di pacificazione, anzi l’esatto contrario, un rullo di tamburi che annunciano un possibile nuovo scontro elettorale, qualora il guanto di sfida venisse raccolto. Le voci sulla “dipendenza”. E non ci gira intorno, De Luca, è lui stesso a rendere pubbliche quelle “voci” che si sono fatte insistenti in queste settimane di assenza: «Qualcuno ha detto perfino a mia moglie che ero andato a disintossicarmi, che avevo bisogno del metadone, che non so neppure cosa sia. Se volete saperlo, non sniffo. Non ho mai fumato uno spinello, avevo solo il brutto vizio delle sigarette, ora mi limito a cinque-sei Merit, spero di smettere definitivamente». Le polemiche. Ed ecco la ragione dell’arrabbiatura di De Luca: «Ho sentito veramente vergognose strumentalizzazioni sui mie due mesi di presunta assenza. Quattro consiglieri “pidioti”, cioè del Pd, hanno detto una evidente bugia, accusandomi di aver utilizzato la malattia di mio padre come alibi e, nel frattempo, di aver incontrato l’ex ministro Salvini. Che idioti! Avrei dovuto incontrare Salvini nel giorno in cui a mio padre è venuto un altro ictus? E mi spiace che il presidente del Consiglio Cladio Cardile si sia rivelato ancora una volta non “super partes”, perché senza sapere nulla ha preso le difese di quei 4 consiglieri che hanno agito, lo ripeto, in modo vergognoso». La mozione di sfiducia. Che le campagne elettorali siano il suo chiodo fisso, non è una novità. E di nuovo De Luca minaccia il ricorso anticipato alle urne: «Ci sono consiglieri che fanno anche gli avvocati e che dicono che io li “sfido” perché so che comunque la mozione di sfiducia non può essere ancora approvata. Che ignoranza! Leggetevi norme e decreti prima di parlare. La mozione non può essere proposta nell’arco dei primi 24 mesi, ora la si può presentare. E allora, consiglieri ai quali questo sindaco non va più bene, raccogliete 17 firme, entro venerdì 10, e io quello stesso giorno presenterò le mie immediate dimissioni. E si potrà andare a votare il 4 e 5 ottobre. Avanti, cuordileoni, avete l’occasione per far fuori De Luca. E voglio chiarire una cosa: ho restituito i due mesi di maggio e giugno del lauto stipendio di sindaco, 3.200 euro netti, non perché non abbia lavorato per la città in questo periodo, ma per sgombrare il campo da ogni equivoco e per confermare che io non sono attaccato né ai soldi né alla poltrona». Il rimpasto in Giunta. «È venuto il momento di compiere il salto di qualità». De Luca lo ribadisce: «“Una marcia in più” vale per tutti, a cominciare da me e dalla mia squadra». Il rimpasto è pronto: «Sabato prossimo, alle 10, nel salone delle Bandiere, la nuova Giunta sarà presentata alla città». Ogni singolo assessore è stato valutato per ciò che ha fatto o non fatto: «Non consento a nessuno di campare di rendita». In uscita quasi certamente gli assessori alla Scuola e allo Sport, Trimarchi e Scattareggia.