Ogni nodo può essere sciolto, purché ci sia la volontà politica. E il banco di prova è immediato, fissato per oggi, allorché a Roma si terrà il confronto tra il ministro per il Sud e la Coesione territoriale Giuseppe Provenzano e i capigruppo della Commissione ambiente della Camera dei deputati. Presenti anche i proponenti dei disegni di legge sul risanamento delle baraccopoli in riva allo Stretto. «Forza Italia vuole, con grande determinazione, che il Parlamento inizi al più presto l’esame della proposta di legge per lo stop definitivo alle baraccopoli di Messina – afferma Matilde Siracusano –, non c’è più tempo da perdere, non si può più tergiversare davanti ad un’emergenza così drammatica. Parteciperemo alla riunione indetta dal ministro Provenzano con grande spirito costruttivo, ma anche con un chiaro obiettivo: quello di sbloccare una volta per tutte l’iter parlamentare di questa importantissima norma. Oltre 8 mila cittadini messinesi aspettano da anni un segnale, il Parlamento ha il dovere di discutere e approvare una legge diventata indispensabile e non più rinviabile. Vedremo quale sarà l’atteggiamento delle altre forze politiche, Partito democratico e Movimento 5 Stelle in testa, e capiremo quali iniziative il Governo intenderà perseguire per velocizzare i lavori di questa proposta. Forza Italia non mollerà di un millimetro». Matilde Siracusano è, insieme con la presidente dei deputati di Forza Italia, l’ex ministra Mariastella Gelmini, una delle promotrici della proposta di legge che punta definitivamente a cancellare la vergogna delle baracche, con i poteri speciali affidati a un commissario e lo stanziamento di 250 milioni di euro nell’arco di un triennio. Proposta più o meno simile quella dell’altro deputato messinese, Pietro Navarra, del Partito democratico. Vi è poi il disegno di legge presentato da Francesco D’Uva, dei 5Stelle, ma l’entità prevista delle risorse finanziarie è decisamente minore (35 milioni, per un solo anno). È giusto conoscere anche i nomi di chi siederà al tavolo con l’esponente del Governo per decidere le sorti del Risanamento a Messina. I capigruppo della Commissione ambiente sono Chiara Braga del Pd, Paola Deiana dei 5Stelle, Rosella Muroni di Leu, Elena Lucchini della Lega, Silvia Fregolent di Italia Viva, Luca De Carlo di Fratelli d’Italia, Piergiorgio Cortelazzo di Forza Italia. Il presidente è il leghista Alessandro Manuel Benvenuto, vicepresidenti Alessio Butti (Fratelli d’Italia) e Patrizia Terzoni (5Stelle), segretari Antonio Federico (5Stelle) e Albrecht Plangger (Gruppo misto). I numeri della Commissione vedono un chiaro predominio del movimento Cinque Stelle con 15 deputati; seguono 9 della Lega, 7 del Pd, 6 di Forza Italia; 3 di Fratelli d’Italia, 3 del Gruppo misto, 2 di Italia Viva, 1 di Leu. Vi sono nomi noti come l’ex ministro del Pd Andrea Orlando, l’ex sottosegretario Umberto Del Basso Del Caro (sempre del Pd), la stessa Mariastella Gelmini. E questi sono i protagonisti della partita (la prima) che si giocherà in Commissione. Ma la vera “finale” si disputerà in Parlamento, se alla fine, come è auspicabile, prevarrà la volonta politica di portare la “legge speciale per Messina” nelle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama. Quali sono i nodi, certamente intricati, che però possono essere sciolti, se lo si vuole davvero? Riassumiamoli. 1) Gli eventuali di problemi di legittimità costituzionale della “legge speciale”. Li ha posti lo stesso ministro Provenzano un mese fa, durante l’intervista rilasciata in diretta televisiva su Rtp, nel corso di “Scirocco”, il talk condotto da Emilio Pintaldi. Provenzano, poi, assistito come consulente giuridico dal costituzionalista messinese, il prof. Antonio Saitta, ha deciso di affrontare proprio queste “criticità”, tenendo presente che anche il Pd, nella persona del messinese Pietro Navarra, ha presentato un disegno di legge che ricalca, di fatto, quello proposto dal duo Gelmini-Siracusano di Forza Italia. 2) L’entità delle risorse. È prevedibile che si scatenino gli interessi “territoriali” di gruppi parlamentari che cercheranno ognuno di tirare l’acqua al proprio mulino. L’interrogativo che qualcuno solleverà è proprio questo: perché 250 milioni di euro a Messina? Ci sono tante altre zone degradate in mille e mille altre città italiane. Bene. Ma quella delle baraccopoli messinesi è una vergogna nazionale (non locale), che dura da troppi decenni e che senza un intervento risolutivo si protrarrà all’infinito, con l’aggravarsi dell’emergenza igienico-sanitaria che coinvolge migliaia di italiani (non semplicemente messinesi...) costretti a vivere sotto tetti d’amianto e in condizioni indegne di una società civile. Chi boicotterà Messina dovrà assumersi le proprie responsabilità per intero, davanti a una porzione di territorio nazionale che ha altrettanto valore e importanza rispetto a tutte quelle altre realtà per le quali si sono adattate su misura leggi, norme e finanziamenti speciali. 3) La primogenitura delle iniziative parlamentari. Se dovessero prevalere egoismi e gelosie, sarebbe sicuramente il “delitto” peggiore. Se passa la legge per sradicare le baraccopoli non vincerebbero solo Matilde Siracusano e Forza Italia, o Pietro Navarra e il Pd, o Francesco D’Uva e i 5 Stelle. Vincerebbero Messina, la Sicilia e l’intero Paese. Come diceva Arbore, meditate gente, meditate...