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Vertice tra Conte e le Città metropolitane, Messina assente ingiustificata

Cateno De Luca

L'assenza di Messina al tavolo di confronto delle Città metropolitane con il premier Conte e i suoi ministri non poteva non far rumore.

Era già accaduto qualche settimana fa, giovedì si è ripetuto e stavolta c'è chi chiede conto e ragione al sindaco Cateno De Luca e alla sua Giunta per una “diserzione” considerata ingiustificata, perché se è vero che il primo cittadino ha preso qualche settimana di riposo per stare accanto all'anziano padre sofferente, è pur vero che qualcuno dell'Amministrazione avrebbe potuto e dovuto essere presente nel momento in cui si discutono a livello nazionale i problemi dei Comuni e sono presenti 13 sindaci metropolitani (su 14).

A confrontarsi con il presidente del Consiglio dei ministri le Città metropolitane di Roma, Milano, Bari, Genova, Firenze, Napoli, Torino, Catania, Reggio Calabria, Bologna, Palermo, Cagliari e Venezia. Il documento trasmesso al Governo recava, purtroppo, 13 firme e se Messina ritiene che lo strumento della Conferenza delle Città metropolitane sia inutile, sarebbe il caso che lo dicesse, perché il rischio di rimanere completamente isolati rispetto al contesto generale, alla fine, danneggerebbe solo le nostre comunità.

Ed è ancor più importante che Messina sia presente proprio per le battaglie condotte nei due mesi dell'emergenza Covid da De Luca che, a torto o a ragione, non ha esistato a scontrarsi duramente con lo stesso premier, con i ministri degli Interni e dei Trasporti, oltre che con il presidente della Regione siciliana. Ma l'interlocuzione con Roma è essenziale.

Conte ha raccolto il “grido di dolore” che sale dai Comuni e ha cercato di dare rassicurazioni: «Capisco che ci possa essere insoddisfazione e anche preoccupazione da parte vostra ma dovete darci atto che non c'è mai stata una sottovalutazione sul grande ruolo che avete concretamente espletato in questa emergenza». E per tranquillizzare ulteriormente i sindaci metropolitani, il premier ha preannunziato la possibilità «che in Parlamento prossimamente venga chiesto un nuovo scostamento di bilancio» e che, dunque, verrebbero stanziate nuove risorse da destinare ai Comuni italiani (i 3 miliardi di euro richiesti a gran voce).

Tutti i sindaci hanno fatto sentire la loro voce, come si legge dai vari resoconti: il milanese Sala ha battuto i pugni sul tavolo, il barese Decaro ha minacciato di chiudere i lampioni pubblici non avendo più euro in bilancio, il veneziano Brugnaro ha imprecato in dialetto, il napoletano De Magistris ha paventato il rischio di sommosse popolari, gli altri hanno esternato le fondate preoccupazioni relativamente agli scenari prefigurati da ora ai prossimi mesi, quando gran parte delle città italiane potrebbero essere costrette a dichiarare il “crac”.

Il Comune di Messina - hanno più volte dichiarato il sindaco De Luca e l'assessora Carlotta Previti -, grazie all'opera di risanamento finanziario attuata dal 2018 a oggi, è riuscito ad affrontare l'emergenza Covid con i propri fondi, senza alterare gli equilibri di bilancio.

Ma i consiglieri comunali del movimento Cinque Stelle chiedono ufficialmente spiegazioni sul perché l'Amministrazione abbia deciso di sottrarsi al confronto: «Ancora una volta, per motivi che non comprendiamo, e sui quali vorremmo fosse fatta chiarezza, l'Amministrazione ha deciso di sottrarsi al confronto con le altre realtà italiane, disertando l'incontro in streaming con il premier Conte. Nel corso della videoconferenza si è discusso di risorse economiche da destinare agli Enti locali e di sburocratizzazione delle procedure, un tema sul quale lo stesso sindaco Cateno De Luca ha basato parte della sua campagna mediatica antigovernativa nel corso delle sue dirette. A fronte di ciò, considerando anche le precedenti e a nostro parere ingiustificate assenze alle riunioni dell'Anci, ci chiediamo come mai il primo cittadino, pur comprendendo le motivazioni familiari che lo hanno allontanato per così tanto tempo da Messina, non abbia ritenuto opportuno delegare un suo rappresentante, nell'interesse di tutta la cittadinanza».

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