Carcere di Gazzi, Siracusano: "50 unità di polizia penitenziaria, riattivare reparto chirurgia"
“Messina Gazzi è un carcere di primaria importanza per la Sicilia e per l’intero Mezzogiorno. Il personale dell’istituto penitenziario, seppur con grandi difficoltà e con un sottodimensionato di circa 50 unità, sta svolgendo il proprio lavoro in modo eccellente, per garantire ai detenuti la possibilità di scontare la pena senza incorrere nel sovraffollamento che, purtroppo, contraddistingue molte realtà italiane. La direzione dell’istituto penitenziario si è attrezzata per fronteggiare l’emergenza Coronavirus, tanto che, è stato allestito un reparto dedicato da utilizzare per l’isolamento in caso di contagi, ed esternamente è stata collocata una tenda pre-triage dedicata ai nuovi ingressi dei detenuti, al fine di accertarne accuratamente le condizioni cliniche". Così Matilde Siracusano, deputata messinese di Forza Italia. "Nell’istituto penitenziario vi è un reparto di chirurgia che dal 2016 è stato dismesso. L’area, al momento inutilizzata, possiede ancora i requisiti strutturali e tecnici per poter svolgere la sua funzione originaria. Attualmente- prosegue Siracusano -, per sottoporre i detenuti ad interventi di chirurgia, il carcere di Gazzi si avvale dei presidi dell’Azienda Ospedaliera Papardo, che dista circa 20 km dal carcere, con un conseguente aggravio di risorse economiche e di personale. "Per tutti questi motivi ho presentato, alla Camera dei deputati, un’interrogazione al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, per chiedere iniziative urgenti a favore dell’istituto penitenziario di Messina - sottolinea Siracusano - , per dotare l’organico della polizia penitenziaria delle 50 unità di personale mancanti, e per riattivare tempestivamente il reparto di chirurgia già funzionante e clamorosamente dismesso dal 2016". "Le recenti vicende relative alla scarcerazione di detenuti, alcuni dei quali reclusi in regime di 41-bis, dovrebbero suggerire al Guardasigilli di provvedere tempestivamente alla realizzazione di reparti clinici e di cura all’interno degli istituti penitenziari per poter bilanciare adeguatamente il principio del diritto alla salute con quello della sicurezza pubblica garantendo l’assistenza all’interno delle carceri", conclude il deputato.