Si annuncia una lunga vigilia infuocata che stavolta potrebbe portare davvero alla chiusura traumatica del mandato amministrativo da parte del sindaco di Messina Cateno De Luca, il quale sembra stia già scaldando i motori per la nuova campagna elettorale. Le reazioni al suo invito alla sottoscrizione di un nuovo patto tra giunta e Consiglio, che dovrebbe sfociare nella costituzione di un vero e proprio intergruppo in aula, a sostegno dell'amministrazione, sono al momento o molto tiepide o decisamente contrarie. E qualche consigliere o esponente politico auspica il ritorno alle urne per porre fine a questi continui ultimatum posti dal sindaco all'assemblea civica. Alessandro Russo, che in queste ore sta per ufficializzare il passaggio dal gruppo LiberaMe al Pd, afferma: «Credo che il sindaco De Luca a questo punto voglia tornare a votare in primavera. Chiedere una “maggioranza” in aula su un gruppo che lui chiamerebbe “De Luca” se potesse, significa alzare talmente in alto l’asticella che è evidente non ci crede neppure più lui. Fare il sindaco è una cosa difficile, soprattutto a Messina. Che non ci fosse una maggioranza lo si sapeva dal giorno dopo il voto». «Oggi, fuggire dalle responsabilità scaricando la colpa al Consiglio comunale è troppo facile - prosegue Russo -. Ma non è la verità dei fatti: basterebbe saper fare il sindaco (non solo a buci e calci in culo, post su FB e dirette dalle inaugurazioni dei bar) e governare i problemi. Non sono interessato ad alcun Intergruppo, sinceramente. Non ne capisco la logica e il senso: siamo stati eletti per controllare un sindaco di altro colore politico. Si chiama dibattito, dialettica democratica. Chi fa il sindaco deve (dovrebbe) saperlo. A questo punto, se sarà, non ho paura di andare ad elezioni. Anzi: speriamo che questo strazio si concluda presto con le sue dimissioni. Mi spiace solo per Messina che, ancora una volta per il capriccio di uno solo, tornerebbe ancora una volta al voto. Ma quando avremo mai un po’ di normalità?». Durissimo il capogruppo cinque stelle Andrea Argento: «Calpesta un Consiglio, senza motivo alcuno, sin dal primo giorno, screditando il ruolo istituzionale del civico consesso che, nel frattempo, gli vota tutto assecondando ogni sua richiesta facendo venire fuori una "maggioranza preconcetta". Adesso, dopo altre pressioni e minacce, vuole un intergruppo che già c'è, seppur mascherato. Colleghi, avete abdicato da tempo, chi per incosapevolezza, chi perchè magari ritiene sia conveniente politicamente non scontrarsi, non con lui, ma con i cittadini che manifestano il consenso, fondato sul nulla e senza sapere perchè, al sindaco». «La colpa di questi deliri è solo vostra, che non avete mai voluto alzare la testa e spiegare realmente alla città cosa sta accadendo, salvo poi lamentarvi dietro le quinte mostrando di non gradire ed aver ben chiara la situazione - continua Argento -. Ma se si dimette, che vi interessa? Se si torna al voto e perde, abbiamo davvero Salvato Messina. Se vince e non ci siamo più, abbiamo smesso di assistere dall'interno a certe situazioni pazzesche e non sputtaniamo più la nostra sacra dignità di rappresentati del popolo che fanno il loro dovere passando la palla ad altri peggiori di noi. Ammesso si possa far peggio di questo Consiglio incapace non a lavorare perchè lo sa fare bene, bensì ad alzare la testa e mostrare la forza dell'orgoglio e della messinesi. Vergogna». Interviene anche Beppe Picciolo leader di Sicilia Futura: «Premettiamo che, a proposito di “Aria Fritta”, la proposta di modificare l’interpretazione del voto di astensione viene proprio dal nostro gruppo di Sicilia Futura che ne ha presentato formale richiesta al presidente del Consiglio comunale e, quindi, siamo contenti che il sindaco la condivida. Certo avrebbe dovuto dirlo...ma si sa già che se una cosa funziona oggi a Messina è solo merito suo! Osare, durare e, se non ricordo male...vincere! Ho detto tutto, avrebbe detto il grande Totò!». «Non mi impressiona più di tanto, invece, la richiesta del sindaco di creare un intergruppo consiliare perché è legittima dal suo punto di vista! Mi stupisce invece come De Luca pensi che possa funzionare se, al contempo, afferma che il programma amministrativo è il suo e non si tocca. Il tavolo per me va rovesciato: il sindaco ha vinto senza una maggioranza. Deve essere capace di costruire un dialogo libero e leale con il Consiglio!» «Deve creare rapporti alla luce del sole e porre le condizioni perché, nell’interesse della città, i consiglieri sposino un progetto diverso. Senza ricatti ne preconcetti o peggio “accorrdicchi” degni della primissima Repubblica - spiega -. Il nostro Gruppo Consiliare, senza particolari alchimie, si è sempre comportato così sino ad oggi e continuerà a farlo con o senza intergruppo, ma votando atto per atto senza legarsi a priori le mani su un programma che non ha contribuito a redigere e che, anzi meglio, ha in parte avversato in campagna elettorale». «Se, invece, siamo sempre nella logica...o così o mi dimetto, noi continueremo responsabilmente come abbiamo fatto finora, ad essere dalla parte dei cittadini senza farci incantare da promesse effimere o prebende di piccolo cabotaggio. La politica è politica: o sei dentro o sei fuori: stare sull’uscio porta solo...a rischio di polmonite! E se questa scelta porterà invece alle dimissioni del sindaco, pazienza. Noi ci presenteremo alla città con la coscienza a posto e con idee chiare di nuovi orizzonti. La gente, adesso, ne è consapevole ed è stanca di chiacchiere e pettegolezzi, conclude. Secondo Massimo Rizzo di LiberaMe, tirato in ballo ieri dal sindaco nel corso del comizio, «l’idea dell’intergruppo lanciata dal primo cittadino è assolutamente inutile. Ho dal primo momento deciso di votare favorevolmente le delibere che ritenevo essere nell’interesse della comunità, condividendo il percorso del “Salva Messina”. Continuerò ad agire così, senza preclusioni ma anche lontano da adesioni fideistiche a percorsi che non siano condivisi sul piano delle scelte amministrative». «I percorsi amministrativi si condividono nei contenuti, per far questo occorre che anche il primo cittadino, con la stessa umiltà dimostrata sinora da noi consiglieri comunali, avvii una riflessione autocritica su ciò che non è andato nell’azione amministrativa dei suoi assessori e dei dirigenti delle partecipate da lui nominati. Nessuna difficoltà a proseguire nel confronto nell’interesse esclusivo della città, cosi come avvenuto sino adesso, nel rispetto dell’autonomia e dei ruoli che la legge assegna al sindaco ed ai consiglieri, funzioni che prevedono che il sindaco nomini nuovi assessori (compreso uno postdatato) e nuovi esperti, che appartengono alla sua sola responsabilità politica. L’esercizio della democrazia è un’arte complessa che non prevede una richiesta immotivata di pieni poteri, in un clima di perenne campagna elettorale».