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Atm di Messina nel limbo, il Pd: «Va liquidata entro settembre»

Atm Messina

Un problema specifico, il limbo nel quale si ritrova l'Atm. E un problema più generale: i nodi che vengono al pettine (e no, qui le linee degli autobus non c'entrano) rispetto alle notti senza sosta del “Salva Messina”. Quelle in cui il consiglio comunale, sotto la spada di Damocle degli aut aut del sindaco De Luca (dimissioni sì, dimissioni no, dissesto sì, dissesto no, lacrime e sangue sì, lacrime e sangue no), si costrinse ad una votazione dopo l'altra, a “dibattiti” (con molte virgolette) di quattro, cinque, otto, dieci minuti al massimo, mettendo un sigillo all'architrave del mandato amministrativo targato De Luca, a supporto dell'unico atto che aveva una vera scadenza naturale, la rimodulazione del piano di riequilibrio.

Il 23 novembre si votò, tra l'altro, la messa in liquidazione di Atm. E pochi minuti dopo la costituzione della nuova Spa. E poi ancora, in un flash, il contratto di servizio di quest'ultimo. «Carta straccia», ha sintetizzato ieri, senza fronzoli, Antonella Russo. Lei, Felice Calabrò e Gaetano Gennaro, tutti del Pd, hanno voluto ribaltare la condizione a cui troppe volte il consiglio comunale sembra essersi assuefatto, fissando loro una scadenza: «Se entro il 30 settembre non ci verrà consegnata una relazione da parte dei commissari liquidatori, la delibera di messa in liquidazione dovrà essere revocata».

Tutto messo nero su bianco in una proposta di delibera, sottoscritta anche da Libero Gioveni (anche lui Pd, assente ieri alla conferenza stampa per altri impegni).

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