Fu una maratona d'aula di quelle con pochi precedenti. Una raffica di delibere approvate nel giro di un paio di giorni. Ore e ore trascorse in consiglio comunale, dopo ore e ore di riunioni con sindacati e parti sociali. Il “Salva Messina” è, giocoforza, l'elemento caratterizzante di questo primo anno di mandato targato De Luca. E quelle delibere - alcune delle quali approvate in pochissimi minuti, perché lo spazio per il dibattito era risibile e c'era da esitare tutto in fretta e furia (secondo una scadenza che non esisteva, perché l'unica vera era quella del Piano di riequilibrio) - formano l'architrave di ciò che è stato e di ciò che sarà. Almeno in teoria. Perché sei mesi dopo quel tour de force, scrive la Gazzetta del Sud in edicola, l'impressione è quella fretta e quella furia siano andate pian piano affievolendosi. Come se l'urgenza, in quella fase, fosse più politica che amministrativa. O come se ci si fosse accorti, dopo qualche intoppo, che in certi casi la fretta è cattiva consigliera. E allora proviamo a farlo, un primo tagliando, su quel “pacchetto” di atti. E a capire a che punto è, sei mesi dopo, il “Salva Messina”. Quello della macchina amministrativa, ad esempio, è stato uno degli elementi chiave di quella sequenza di delibere. Ma la riorganizzazione degli uffici, evidentemente, richiede tempo. Nel “Salva Messina” si parlava di revisione degli orari di lavoro, con apertura degli uffici, in due giorni alla settimana, fino alle 19. Non è stato fatto. Gli altri temi riguardano gli accordi con i creditori, gli impianti sportivi e le ville e il settore Patrimonio.