Una frattura insanabile coi vertici locali del sindacato, emersa nella fase più calda del “Salva Messina” targato Cateno De Luca. E che adesso si concretizza con l’addio, dopo 37 anni di militanza, di Clara Crocè alla Cgil.
La scintilla che ha fatto scoppiare la guerra interna alla Cgil di Messina è stata il caso “Messina Social City”, l’agenzia per i servizi sociali, che nasce proprio da un’idea della Crocè sposata dal sindaco De Luca.
Proprio nei giorni in cui la Cgil, insieme alla Uil, decideva di assumere una posizione molto critica nei confronti di De Luca e del “Salva Messina” (inizialmente anche abbandonando il tavolo), si consumava la rottura tra Clara Crocè e i vertici del sindacato a Messina, dalla Fp alla segreteria generale.
Mesi di gelo, fino all'annuncio di questa mattina, che la Crocè ha voluto spiegare con una lettera indirizzata ai lavoratori: «Quattro epurazioni per avere difeso il diritto di scegliere per i lavoratori che si rappresentano. Ho deciso di dimettermi dal mio incarico e di lasciare questo sindacato perché questa non è più la mia Cgil. La decisione era già maturata a settembre scorso dopo uno scontro violentissimo con la segreteria di Messina, che pretendeva che io rinnegassi la proposta fatta al sindaco De Luca, che un paio di mesi prima ci aveva chiesto aiuto per attuare il suo programma di internalizzazione dei Servizi sociali».
«In quanto componente la segreteria provinciale della Camera del Lavoro messinese - prosegue - vista la mia esperienza nel settore ho curato io questa richiesta, cosa della quale tutti gli altri segretari, compresa la Fp Cgil locale, erano al corrente. Inspiegabilmente, dopo che De Luca ha pubblicato un post di ringraziamento nei confronti della Cgil regionale per l’aiuto avuto per il progetto dell’agenzia Messina Social City, mi arriva dalla Cgil una richiesta di smentita immediata. Insomma, avrei dovuto non solo rinnegare il lavoro fatto (e del quale, ribadisco, la Fp Cgil di Messina era a conoscenza) ma anche mentire».
«Fatto questo inaccettabile, perché ciò avrebbe significato tradire decenni di lavoro durante i quali abbiamo sempre chiesto l’internalizzazione dei servizi sociali - spiega Crocè -. Da quel momento il mio rapporto con la segreteria provinciale è via, via peggiorato. A metà gennaio sono stata convocata a Roma dalla segreteria nazionale della Fp Cgil e, ancora una volta, mi è stato chiesto di prendere le distanze dal Salva Messina. Richiesta che mi ha fatto comprendere fino in fondo perché questa non è più la mia Cgil».
«Per oltre 30 anni ho pensato solo al bene dei lavoratori che rappresentavo, anche quando ho commesso degli errori in buona fede, e ritengo quindi intollerabili le ingerenze degli ultimi mesi. Me ne vado dalla Cgil perché con i vertici locale e regionale non ho più nulla da fare o programmare. Me ne vado nonostante i grandi risultati raggiunti di recente a livello regionale. Ma il mio non è un addio - conclude la Crocè - perché il mio impegno politico e sociale a favore dei più deboli non verrà mai meno».
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