«Devo pagare per una casa a Torre Faro? Ma io non ci sono mai nemmeno andato a Torre Faro». Ci ride su Nino, ottantenne di Altolia seduto su una sedia della sala d’attesa ricavata negli uffici del dipartimento Tributi del Comune. Che alternativa ha, d’altro canto.
È solo uno dei 23.000 messinesi che poco prima di Natale si sono visti recapitare un avviso di accertamento per il mancato pagamento dell’Imu del 2013.
A pochi giorni dalla scadenza dei 5 anni, limite massimo per la “prescrizione” del debito, Palazzo Zanca ha passato in rassegna tutte le posizioni in sospeso e a tappeto ha chiesto ai messinesi che risultavano, secondo i dati in possesso dell’ente, morosi di mettersi in regola.
Un’azione meritoria quella della caccia all’evasione, guai ad abbassare la guardia nei confronti dei furbetti delle tasse che si nascondono quando c’è da contribuire ai servizi della città. Ma c’è un problema di fondo.
Non è affatto detto che tutti i 23.000 messinesi a cui è arrivata la comunicazione di accertamento, quei soldi li debbono davvero al Comune. C’è chi l’imposta non la deve pagare o chi ne deva pagare solo una parte.
Nessuno all’ufficio Tributi si avventura in una stima sulle percentuali di “pazzia” di queste cartelle perché proprio l’incertezza dei dati in possesso dell’ente che ha creato un caos di nome Imu. Gli errori, le rettifiche saranno solo poche centinaia o molte di più?
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