Sono oltre 40 milioni di euro, per l’esattezza 42. È quanto il Comune chiede alla Regione siciliana, tramite la propria Agenzia del risanamento, per ritornare in possesso delle somme che erano state stanziate sulla base della legge 10 del 1990. Il sindaco De Luca e il presidente di A.Ris.Me solleciteranno in questi giorni il governatore siciliano Nello Musumeci, sperando di ottenere nel più breve tempo possibile i fondi che potrebbero rappresentare una svolta, dopo lo “stop” subito dai programmi di sbaraccamento a seguito del diniego da parte del Governo nazionale rispetto alla richiesta di stato di emergenza e di poteri speciali. Come si legge nella Gazzetta del Sud in edicola, va subito precisato che quei finanziamenti non sono stati utilizzati non per colpa del destino cinico o baro e neppure della pur pericolosissima burocrazia palermitana. Le responsabilità sono tutte nostre, di una città incapace di realizzare progetti che erano stati perfino appaltati, di una città che per costruire qualche decina di alloggi popolari ha impiegato decenni. Le responsabilità ovviamente non sono generiche, ma imputabili all’Iacp, ovviamente anche alle amministrazioni comunali che hanno delegato all’Istituto autonomo tutto ciò che riguarda il risanamento senza svolgere il proprio ruolo di pressione, di stimolo e di coordinamento e al mondo delle imprese.