Circa un migliaio di persone, ieri sera, a piazza Cairoli per l’ultimo comizio di Dino Bramanti che ha avuto come sponsor d’eccezione il presidente della Regione Nello Musumeci.
In bella mostra, sul palco, i giovani di “Fabbrica Messina” che in mattinata hanno presentato progetti riguardanti i settori della mobilità, della cultura, del turismo, dell’abbattimento delle barriere architettoniche e dei rifiuti. Parlamentari e politici di spicco sono invece rimasti, volutamente, tra la folla: gli assessori regionali Bernadette Grasso e Ruggero Razza, i deputati Carmelo Lo Monte e Matilde Siracusano e poi ancora Luigi Genovese, Franco Rinaldi e Peppino Buzzanca.
«Voglio una Messina in cui giovani non debbano più partire – ha esordito Bramanti – fino ad ora non siamo stati capaci di dare dignità al loro percorso di vita, noi abbiamo già cominciato a reclutare laureati e stiamo lavorando per farli restare intercettando risorse che vengono dall’Europa».
I giovani al centro, ma anche decoro urbano, sicurezza stradale, identità messinese e la necessità che la città «recuperi dignità nei tavoli anche grazie a un Governo regionale amico che aspetta solo progetti e proposte». La lettera di una bambina di otto anni, Marta (figlia del direttore sanitario dell’Irccs Bernardo Alagna), salita sul palco alla fine del comizio, ha chiuso l’intervento di Bramanti «…Da grande voglio vivere a New York, ma se Messina cambierà vedremo…».
Poi la scena è stata tutta di Nello Musumeci che, con la sua brillante oratoria, ha svegliato e trascinando i presenti strappando più applausi. Ne ha avute per tutti: «Si rassegnino – ha detto riferendosi ai grillini – siamo di un’altra pasta e se anche non dovesse vincere il centrodestra, non chiuderemo i rubinetti alla città, chiunque sarà eletto troverà porte aperte a Palermo». Poi l’elogio a Bramanti definito «un uomo che ha avuto tutto dalla vita e che ha scelto di fare un atto d’amore al capezzale di una madre malata, uno che non ha bisogno di diventare sindaco per uscire dalla mediocrità e affermarsi, che è differente dai cialtroni esibizionisti, dai mercenari degli apparati, dai questuanti e dai parassiti della politica, da quelli che hanno venduto la propria città per fare carriera».
Niente compromessi è stata un’altra tra le parole d’ordine «Mi avevano detto di non toccare i dirigenti regionali, li ho fatti ruotate tutti, non sono andato a Palermo per fare il compare o il ruffiano, ho cambiato il segretario generale e ho scelto Maria Mattarella, figlia di Piersanti, ucciso dalla mafia – ha aggiunto ancora una volta in polemica coi grillini – a differenza di altri posso dire no perché fra 5 anni chiuderò con la politica attiva. Andate a chiedere fino all’ultimo voto – ha aggiunto – ma se sentite puzza di compromesso scappate via, io non ho una maggioranza all’Ars, ma non rimorchio deputati. Serve più concretezza e meno teatro, Dino Bramanti è l’uomo giusto per questa città».
Poi, con l’ex sindaco Mario Bonsignore attento regista, in ordine l’inno di Mameli, il “Vincerò” di “Nessun dorma” e l’ormai immancabile “We are the Champions”. Oggi l’ultimo giorno di campagna elettorale per Bramanti, che inizierà alle 11 a Villa Labruto ospite di “Democrazia Liberale”.
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