Messina

Venerdì 22 Novembre 2024

Lavoro e sviluppo, il “C7” prima del voto

Lavoro e sviluppo, il “C7” prima del voto

Visioni diverse, proposte, diverbi. Esattamente un anno dopo il G7 di Taormina, ecco il... C7 organizzato dalla Uil di Messina: i sette candidati a sindaco, messi a confronto a due settimane dal voto. E come sempre più spesso accade, non sono mancate le scintille.

Renato Accorinti

Pochi dubbi sulla visione di città: «Lo abbiamo detto cinque anni qual è e vogliamo continuare sulla strada tracciata». Citati il porto di Tremestieri, lo svincolo di Giostra, il secondo Palazzo di giustizia, «si doveva fare da 30 anni, ma abbiamo chiuso il cerchio». Nessun equivoco sui servizi sociali: «Le proroghe sono clientelari, noi appena abbiamo avuto il bilancio abbiamo optato per le gare pubbliche e abbiamo ottenuto fondi per 30 milioni. E soprattutto la regia di controllo avviene attraverso il dipartimento». Accorinti si toglie qualche sassolino dalla scarpa sulla sanità: «Ci fu un linciaggio nei miei confronti quando l’ospedale Piemonte stava chiudendo. Ora è salvo, una grande vittoria, ottenuta insieme all’Irccs. Faremo una battaglia durissima con la Regione sul 118». Quindi inforca gli occhiali per leggere un lungo elenco di lavori aggiudicati per l’edilizia scolastica. «Nelle scuole abbiamo avviato e avvieremo mille progetti con i dirigenti scolastici».

Emilia Barrile

La presidente del Consiglio risponde solo alla prima domanda, lasciando poi il testimone all’assessore designato Salvatore Russo. La sua visione di città? «Una città in cui si semplifica la burocrazia. La base dell'economia sta nello sfruttare ciò che la città ci offre, dal mare ai colli. Prevediamo la rinascita dell’ufficio programmi complessi, per cercare i fondi regionali, nazionali ed europei. E guardiamo ai privati, coi project financing». Per Russo «ben venga l’iniziativa pubblica per valorizzare Casa Serena, ben vengano servizi qualificati da appaltare in regime di concorrenza». E anche nella sanità «la sinergia pubblico-privato è fondamentale». La rete scolastica, invece, «resta lo strumento sociale che più rafforza la famiglia. La scuola è il presidio territoriale su cui investire, da lasciare aperta h24».

Dino Bramanti

Il messaggio del candidato del centrodestra è chiaro: «Dobbiamo essere concreti, niente libro dei sogni». Primo passo, «sistemare gli ingranaggi della macchina amministrativa». Capitolo servizi sociali: «Casa Serena va ristrutturata, potrebbe essere un progetto pilota nella modernizzazione dell'assistenza al disabile e all’anziano. Più attenzione va data ai bambini. E penso alla tele-assistenza domiciliare h24». Sul fronte sanitario Bramanti “gioca in casa” ma finisce nel mirino degli avversari, da De Luca, che accusa l’Irccs di non aver avviato la struttura dedicata all’autismo nell’ex istituto marino, a Trischitta («non permetteremo che alla candidatura di Bramanti ci sia la contropartita del regalo del Papardo, col disegno di legge fatto da Luigi Genovese»). È il momento di maggior tensione, a cui Bramanti risponde così: «Sull’Istituto marino l’on. De Luca si informi bene a Palermo dei ritardi della Regione. E sul Papardo, io non sapevo nulla del ddl e sono per l’autonomia dell’ospedale». Infine le scuole («ogni plesso deve avere laboratori e spazi per le attività sportive») e cultura («vanno rilanciati i teatri e l’attività museale va messa in circuito»).

Cateno De Luca

La visione di De Luca è «una città che ha capacità di spesa, invece siamo ultimi tra le città metropolitane. Messina non partecipa ai bandi, ma utilizza solo le somme che le vengono assegnate d’ufficio. L’Agenzia di sviluppo a cui pensiamo ha proprio questa funzione». E poi «un disegno urbanistico complessivo: zona sud per le attività produttive, il centro per il terziario, la zona nord per le attività balneari. Il brand è fondamentale per una strategia sul crocerismo». Parole dure sui servizi sociali («non siamo d’accordo a far fare affari sulle disgrazie altrui»), l’idea è «fare rete, ci sono troppi nuovi poveri». Proposte: la banca del tempo e il baratto amministrativo. E sul fronte sanità, «penso a presidi nei villaggi, con la figura dell’infermiere di famiglia». Le scuole? «Ce ne sono troppe chiuse nei villaggi, io invece le vedrei aperte anche d'estate, in raccordo con le parrocchie e le associazioni, nella visione di oratorio laico. Sul piano culturale, bisogna puntare sull’identità e gli antichi mestieri».

Antonio Saitta

La visione di Saitta sta nel suo slogan («la città in cui credere») e per questo viene spesso ribadita: «Una Messina che recupera la fiducia in se stessa, nella quale si possano immaginare ipotesi di sviluppo. Se non sapremo creare occasioni di lavoro, la parabola sarà senza fine. Il nuovo Piano regolatore sarà l’occasione fondamentale per individuare le linee di sviluppo: sicurezza del territorio, riqualificazione, turismo, terziario di qualità. Ma il Comune può creare lavoro solo con la buona amministrazione». Saitta si dice «contrario a rimettere in piedi un carrozzone come l’Istituzione dei servizi sociali, abbiamo uno spettro di nuove esigenze, nuove povertà, ai disturbi comportamentali, ludopatie. E invece si continua a mettere al centro il sistema delle cooperative». Nella sanità prioritari «sono i servizi e non i direttori delle strutture complesse, bisogna investire sulla medicina territoriale e quella preventiva». Anche Saitta immagina «scuole aperte dalle 8 di mattina alle 8 di sera. Laboratori, palestre, strumenti per impegnare positivamente i giovani». In campo culturale, l’idea è realizzare «un museo della memoria legato al terremoto».

Gaetano Sciacca

Spesso e volentieri, nei suoi interventi, Sciacca evoca la sua attività all’Ispettorato del lavoro: «Ho affrontato tante vertenze, il lavoro è tutto, se pensiamo che anche i malavitosi quando vanno dalle imprese non chiedono più i soldi, ma il lavoro. Siamo in una condizione più che drammatica, quando vedo progetti avveneristici mi scoraggio ancora di più». Stesso copione sui servizi sociali, «tante vertenze, ad ogni gara d’appalto si perdono unità lavorative. E poi l’utenza, si pensi alla compartecipazione: ad un anziano non possiamo chiedere 300 euro al mese per solo un’ora di assistenza. Né funziona il vuoto per pieno». In sanità «puntiamo su un presidio all’ex Margherita, il Papardo torni di secondo livello, non un luogo di clientele ma di valorizzazione delle eccellenze». Scuole? «A tempo pieno, siano presidi di legalità insieme alle parrocchie e ai campetti di calcio. E anche sul piano culturale, crediamo in progetti che trovino un binomio vincente con la scuola».

Pippo Trischitta

L’ex consigliere comunale mette subito le cose in chiaro: «Noi abbiamo fatto un programma diverso, perché conosco i problemi della città. Fonti di finanziamento certe, per infrastrutture come gli svincoli tra Galati e Giampilieri, il minisvincolo a Ganzirri, quello di Salice, il motodromo, un mercato nella zona ex Sanderson, uno tra Pace e Paradiso, un edificio a sette piani in via La Farina che ospiti le attività mercatali». Trischitta è anche fautore «del ritorno dell’istituzione dei servizi sociali, a costo zero, per dare giustizia ai lavoratori, dipendenti delle cooperative tenuti in stato di bisogno dai partiti. Altro progetto che intendo portare avanti a prescindere, i supermercati solidali». Trischitta pensa alla «assistenza sanitaria integrata, soprattutto per gli anziani» e a «un grande polo oncologico». E sulla cultura «I progetti sono tanti, dai laboratori d’arte in ogni villaggio alla casa degli artisti».

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