Il comandante della Sezione di Messina, Antonio Capodicasa, tiene innanzitutto a precisare che non basta solo il pugno duro: «Tra i compiti fondamentali nostri, come Polizia stradale, c’è quello di aggredire il fenomeno dei morti e dei feriti sulle strade, conoscendone le cause». Per quanto riguarda la direttrice della repressione, ossia l’attività classica di questa Specialità della polizia di Stato, «controlliamo i veicoli, le condizioni psicofisiche dei conducenti, dell’autotrasporto professionale, delle merci con tutto quello che ne consegue», spiega il dirigente. Ma non si tralascia il settore del trasporto delle persone, con un focus sui mezzi di trasporto di linea o su quelli con noleggio del conducente. «Poi prestiamo attenzione – aggiunge – alle sottocategorie, come il trasporto dei rifiuti o delle merci pericolose che possono costituire grave danno all’ambiente, verifichiamo i tempi di guida e di riposo, i limiti di velocità e pure il rispetto delle normative imposte dall’Unione europea». Di conseguenza, si mettono in campo delle operazioni chiamate “di alto impatto”, quindi specifiche e mirate, volte al contrasto di determinati comportamenti pericolosi. «I risultati di queste attività – aggiunge Capodicasa – li veicoliamo attraverso la stampa, affinché l’opinione pubblica sappia che gli agenti ci sono e con l’obiettivo che fungano da deterrente. Tengo a precisare che la maggior parte degli incidenti è dovuta alla velocità, che controlliamo con particolari sistemi lungo i principali snodi viari con più alto indice di sinistrosità, oppure con verifiche sui tachigrafi digitali dei mezzi pesanti. In questo modo, sappiamo se un conducente, nei 28 giorni precedenti, ha superato appunto i limiti di velocità».
La seconda causa di incidentalità è la distrazione alla guida, «ragion per cui, attuiamo servizi specifici volti a individuare i conducenti che magari utilizzano lo smartphone in maniera irregolare, senza cioè attivare i sistemi Bluetooth o vivavoce». Altresì fondamentali sono i cosiddetti sistemi di ritenuta, ossia il casco per i motociclisti e le cinture di sicurezza per gli automobilisti. «In questo ambito, oltre a sanzionare le condotte pericolose – rimarca il comandante della Polstrada di Messina – segnaliamo i casi di recidiva, quindi se si commette la stessa tipologia di infrazione nell’arco del biennio, oltre alla sanzione pecuniaria scatta quella accessoria, cioè la sospensione della patente».
Un altro aspetto da combattere alla radice è rappresentato dalla guida sotto condizioni alterate da alcolici o droghe «e su questo ci stiamo spendendo soprattutto con servizi nei centri abitati, in prossimità dei principali luoghi di aggregazione giovanile, sia lungo gli itinerari autostradali. Ci avvaliamo della collaborazione dei medici della polizia di Stato o di laboratori convenzionati e di personale specializzato, come medici, biologi, analisti presenti su strada che ci danno la possibilità di intercettare immediatamente, con risultati in tempo reale, assuntori di stupefacenti e di sostanze alcoliche». Illeciti che sfociano nel ritiro della patente e nella denuncia all’Autorità giudiziaria.
I giovani «più disciplinati degli adulti»
Quanto, invece, alle infrazioni commesse dai giovani, sulla base dei dati registrati e analizzati dalla Polstrada, oltre che dalle stime Istat, il comandante della Sezione messinese specifica come «i ragazzi, contrariamente a ciò che si può pensare, siano molto più disciplinati rispetto agli adulti. Oggi è più facile vedere un adulto senza casco, senza cintura di sicurezza o in stato di ebbrezza anziché un giovane. Questo significa che sono più accorti, che hanno già recepito il messaggio, hanno una visione più aperta del mondo. Possono trasgredire, ma, in linea di massima, se bevono, preferiscono trovare per una sera l’amico che non ha assunto bevande analcoliche e si metterà alla guida. Aggiungo che i dispositivi speciali di controllo che abbiamo espletato la scorsa estate ci hanno detto che i maggiori contravventori sono gli utenti della strada con un’età media. L’identikit conduce al quarantenne o cinquantenne di sesso maschile».
In linea di massima, comunque, chi non rispetta le regole non è portato a continuare, «perché entra in un circuito “diabolico”», infatti – evidenzia il responsabile della Polstrada di Messina - «non incappa solo nella sanzione o nel reato penale, ma deve sottoporsi a visite da parte di commissioni mediche locali per quattro o cinque anni, avrà la validità della patente ridotta, dovrà superare test, entrerà in un percorso di recupero». Un po’ come la patente a punti, che, a giudizio di Capodicasa , «si rivela una misura straordinariamente efficace, giacché è una misura cautelare con 20 punti a disposizione che possono aumentare ma anche diminuire e che ognuno prova a tenersi cari. E se il punteggio si azzera, bisogna rifare gli esami».
Pur se il lavoro fin qui svolto dagli agenti fin dal suo insediamento abbia fornito risultati positivi, che fotografano una riduzione del numero di incidenti sul territorio peloritano, Capodicasa ammette: «Ancora c’è tanto da fare, abbiamo già mappato, insieme con il Cas, i punti maggiormente a rischio, localizzati per lo più sull’A18 Messina-Catania, fra Giardini Naxos e Catania, dove il traffico è molto intenso. E l’A20 non scherza, specialmente in alcuni tratti in cui si raggiungo alte velocità. Stiamo potenziando il pattugliamento proprio in determinati punti e utilizzando quotidianamente i dispositivi di controllo della velocità. Tra le altre cose, sono già attivi sull’A18 i pannelli a messaggio variabile, che presto entreranno in funzione sulla “Messina-Palermo” e in tutti gli svincoli. I giochi sono finiti, le regole vanno rispettate».
Le iniziative nelle scuole e il progetto Icaro
Partendo dal presupposto che «il 96-97% degli incidenti è causato dall’uomo», Capodicasa ricorda che «da circa 25 anni conduciamo campagne su tutto il territorio nazionale con il Progetto Icaro, che serve proprio per prevenire gli incidenti stradali, o meglio far capire alle nuove generazioni quanto sia importante il rispetto delle regole e quanto convenga rispettarle per salvare la vita a se stessi e agli altri». Il progetto, che si svolge ogni anno in tutte le province italiane, verte su una tematica, scelta in collaborazione con gli psicologi dell’Università “La Sapienza” di Roma. Vengono formulate delle strategie di approccio con i giovani delle scuole, dopodiché viene sviluppato il Progetto Icaro. «Il punto di forza – rileva Capodicasa – sono dei questionari somministrati pre e post intervento, in maniera anonima, sia a insegnanti che a ragazze e ragazzi. Ciò non solo per capire l’indice di gradimento dell’intervento ma anche il suo grado di efficacia. Nelle precedenti edizioni, abbiamo avuto ottimi risultati, perché ogni anno si conferma che una buona percentuale di soggetti coinvolti muta radicalmente il proprio atteggiamento rispetto agli argomenti affrontati».
Le tappe a Messina da gennaio
Previste tappe in tutte le regioni. Quella di Messina – con eventi da gennaio fino a maggio - coinvolgerà non soltanto i plessi scolastici, ma si baserà sulla proiezione del film “Young Europe” attinente alla sicurezza stradale per alunni e alunne del biennio delle Superiori. Sarà altresì messo in scena lo spettacolo teatrale “17 Minuti”, a beneficio di chi frequenta il triennio delle Superiori, oltre al musical “Icaro Junior”, rivolto ai bambini di terza, quarta e quinta elementare. Per i più piccoli, della Scuola dell’infanzia e dei primi anni delle Elementari, spazio a un parco mobile che si articolerà in quattro giornate a piazza Duomo, in cui verrà allestita una città in miniatura, con segnaletica stradale, nomi delle vie, semafori, rotatorie. «Sarà un vero e proprio circuito – anticipa Capodicasa – che i bambini potranno affrontare a piedi, accompagnati dai rispettivi insegnanti e da operatori della Polizia stradale e dell’Anas, che spiegheranno loro quali sono i pericoli che si possono incontrare su strada nel tragitto casa-scuola, come difendersi e come rispettare le regole. Giocando potranno imparare la sicurezza stradale». “Icaro” è importante, in quanto «prevede un lavoro molto stretto con l’ambito della scuola, tant’è che è in programma un incontro propedeutico con presidi e docenti, fissato per il 27 novembre prossimo, incentrato su un’attività di formazione e informazione reciproca su temi che poi loro potranno sviluppare all’interno delle proprie istituzioni scolastiche, dalla droga agli aspetti psicologici e sociologici legati alla guida», afferma il dirigente. Ed ecco che scuola e polizia dialogano con la stessa lingua, per poi trasmettere determinati concetti e contenuti alle nuove generazioni.
Infine, un messaggio ai giovani: «Il rispetto delle regole costa poco, ma ci si guadagna tanto». E agli adulti, a quel mondo genitoriale che spesso il lunedì mattina si affolla negli uffici della Polizia stradale: «Non venite a lamentarvi perché un agente ha rimandato a casa i vostri figli senza patente, è meglio che torni a casa un figlio senza patente, anziché una patente senza un figlio».
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