
«Ho scritto questo lavoro con il sogno di dirigerlo, se fossi sopravvissuto, forse per illudermi di aver avuto la meglio sulla malattia, una malattia che so essere cronica e dalla quale non si esce mai vittoriosi. So che sta dormendo e che appena si sveglierà farà un solo boccone di me, ma intanto che dorme io vivo pericolosamente». Tre standing ovation coronano il viaggio di Giovanni Allevi nelle due ore e mezza della notte di Taormina, in quel Teatro Antico che con la sua sacralità sembra fatto apposta per accogliere uno spettacolo che non è solo arte, è vita. Ti trovi immerso in un'esperienza di dolore, paura, angoscia, solitudine, ma anche bellezza, armonia, serenità, nostalgia. E senti che la vita di Giovanni Allevi, il maestro Giovanni Allevi, è anche la tua. La nostra.
Quella dei dubbi, del sacro, del trascendente, del mai spiegato, del mai capito. Come l'esperienza del dolore: durissima ma al contempo il nocciolo dell’essere umano, l’autenticità del nostro esistere. L’estate del 2025 segna il ritorno di Giovanni Allevi con quattro concerti evento: ogni serata è arricchita da un tema universale e dalla presenza di un ospite d’eccezione, creando un dialogo tra suono e pensiero, tra emozione e riflessione. Il 20 giugno è toccato alle terme di Caracalla con "L’Eresia”, ieri a Taormina è stata la volta del «Sacro», con il teologo Vito Mancuso; mentre al Gran Teatro La Fenice il tema sarà «Follia», e a Firenze al Parco Mediceo di Pratolino spazio alla «Bellezza».
Allevi scherza: «So che va di moda avere dei musicisti come ospiti ma io sono un po' introverso. Ho scelto questi pensatori». E Allevi pensa e parla, racconta. Si emoziona ed emoziona. Lì in quello scenario dove c'è l'Etna sullo sfondo e il mare intorno. «Perché il vulcano io adesso lo sento vicino come immagine - racconta - come archetipo direbbe Jung, perché è distruzione e anche costruzione di un mondo nuovo, che quello che è successo al mio corpo. Non potevo non dedicare al sacro il concerto di Taormina». Al suo fianco c'è il teologo Vito Mancuso con l'etimologia del sacro dove per 30' la musica non ti manca perché le riflessioni "dall'anima" valgono come le note.
Allevi racconta il calvario, da quel 2 giugno 2022, giorno in cui durante un concerto di pianoforte a Vienna sente un forte dolore alla schiena e non riesce neanche ad alzarsi dallo sgabello al momento dell'applauso finale. Due settimane dopo la diagnosi di mieloma multiplo. Quella parola che è significato di morte ma che nella testa di Allevi ha un suono dolcissimo. E non solo nella sua testa. Allevi trasforma, come Bach fece col suo nome nel contrappunto 14 di «L’arte della fuga», le lettere di mieloma in sette note, che oggi più che mai esplorano abissi interiori e squarci di luce. C’è tutto: la fragilità, la bellezza, la determinazione, il coraggio, la nostalgia. E Allevi lo racconta al suo pubblico, spiega passo passo i mesi della sofferenza, dell'incubo. E così dopo la prima parte del concerto con l'esecuzione dei brani per pianoforte più amati (Aria, Our future, Tomorrow, Sunrise, Back to life) prima da solo e poi con l'Orchestra Sinfonica Italiana e l'intermezzo di Vito Mancuso si arriva al "Concerto MM22 per Violoncello e Orchestra" che di fatto è un diario di note, tra il buio, la paura, l'angoscia, l'attesa, ma anche la speranza del futuro, l'apertura verso scenari metafisici, e il movimento verso la luce. E Allevi dirige perché l'ha pensata per Violoncello (eseguita dal maestro Ferdinando Vietti) quando nei giorni della chemio pensava di non poter tornare a suonare il piano. «Sono convinto - chiude Allevi - che queste note avranno un potere curativo su di me». Sui 4mila di Taormina l'hanno già avuto. Quella offerta votiva al male incurabile è un regalo che non va disperso. Dal dolore nascono i tesori. Buona vita maestro Allevi.
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