Cominciò tutto durante una domenica pomeriggio qualsiasi nel cuore di Bergamo. Axel Pani che passa casualmente da lì, la musica di un giovane cantautore messinese (di Tusa) che gli cattura imprevedibilmente l'attenzione... e l'impensabile che accade quando meno te lo aspetti: che Mina s'innamori, scelga di cantare un tuo pezzo e pubblicarlo nel suo ultimo disco. «Amami e basta» – quarta traccia di «Gassa d'amante», che raccoglie firme eccellenti come quelle di Concato ed Elisa – Luca Tudisca in arte Lumi l'aveva scritta anni fa, per se stesso.
È nata «per esigenza, in mezz'ora, dentro la mia cameretta, al pianoforte». E nemmeno l'aveva data a Pani, non subito almeno. Tra i tanti scambi, da quel «mi piace quello che fai» detto per strada al «sentiamoci», quel pezzo non c'era, era rimasto lì da qualche parte, con la timidezza delle cose belle, come se si fosse riservato d'apparire.
«Quando gliel'ho mandata Axel l'ha subito commentata, il giorno dopo ero a scuola a lavorare (facevo l'educatore) e non ho potuto rispondere. Ma me l'ho percepito subito che sarebbe stata una telefonata importante. “Volevo dirti che ho fatto sentire la canzone a mia nonna, che se n'è innamorata e lo vuole cantare”, mi dice. Sua nonna, quella nonna, Mina! Rimango sbalordito, ovviamente do il consenso».
L'ha cantata come t'immaginavi?
«È rimasta fedele alla linea melodica, ha tenuto il piano, anche il titolo è originale. Però l'ha resa donna, il che le ha assegnato un altro messaggio, un impatto diverso. È diventata una canzone eterea ed intima ma pure appassionata. L'ho ascoltata a ridosso dell'uscita, è stato surreale sentire la sua voce sulle mie parole».
C'è rammarico per non averla portata tu al successo? Ne sei geloso?
«Mina ha espresso anche meglio di me il mio stesso senso, quindi sono lusingato. Scegliendo me, totale sconosciuto, ha dimostrato che lei punta alle canzoni, non ai nomi. Da parte mia, quando ho scritto questo brano ho percepito subito che fosse speciale, fuori dal mazzo».
È autobiografico?
«Parlo sempre di me, una canzone ha tanti modi per essere autobiografica».
È mancato questo uscendo da Amici? L'incontro con un discografico come Axel Pani?
«Sicuramente, ma fa parte del gioco incontrare persone sbagliate, tentare finché si riesce. Intanto ho capito che suonare in strada ti mette sullo stesso piano di chi ti ascolta. Senza palco, senza livelli. Per strada s'incontra tutta l'umanità alla pari».
È una scelta fuori da questo tempo suonare in strada. Oggi la scena è sulle piattaforme...
«Io sui social faccio fatica, sono il mio tasto dolente. Ma non dispiace, non rimpiango profili perfetti. Procedo al contrario, non sono personaggio, suono ergo sono».
Ora Lumi è più a fuoco di quando nel 2014-2015 partecipò ad Amici (nella “scuola” restò fino al Serale). Fuori da lì c'è stata la vittoria conquistata al Musicultura e quella sfiorata al Premio Bindi, c'è stato Sanremo Giovani e l'apertura dei concerti di Niccolò Fabi ed Elisa. Oggi il primo progetto, quello che l'ha riportato a Milano dopo l'esperienza tra i vicoli di una Valencia ferita dall'alluvione, è registrare un album suonato tra fiati e corde, con la Zefiro di Pani. Poi c'è il teatro. Un altro spettacolo, dopo il successo di repliche di «Dialogo», ancora con la regia di Marco Simone e la Compagnia della Rancia, per parlare in modo normale di disabilità.
In fondo non c'è un tempo massimo, una data di scadenza per il successo...
«Lascio che le cose vadano, mentre aspetto che le cose arrivino».
Tra dieci anni come ti speri?
«Presente, e riconoscibile».
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