Per tanti sarà un tuffo nel passato, un modo per rivivere un pezzo della propria storia personale e politica. Per altri molto più semplicemente sarà il modo per riascoltare un gruppo che tra gli anni Settanta e Ottanta ha regalato molte emozioni e canzoni che sono entrate nella storia della musica. Parliamo del concerto che mercoledì 7 agosto sarà tenuto al Giardino Corallo dal mitico gruppo cileno degli Inti Illimani, simbolo dell’opposizione al regime fascista di Pinochet, insieme al giovane e bravissimo cantautore toscano Giulio Wilson. A Messina suonarono nell’aprile del 1976 all’Ex Gil.
Presenteranno il loro album “Agua”, che tanta fortuna sta incontrando presso una platea di ascoltatori sempre più numerosa e che non è fatta solo di nostalgici, ma anche di tantissimi giovani stanchi di autotune e testi superficiali. Ma non mancheranno di essere riproposti i pezzi storici, rivoluzionari, a cominciare da ‘El pueblo unido”, ‘Venceremos’, ‘Alturas’ e tanti altri.
Abbiamo sentito Jorge Coulon, storico portavoce della band sudamericana, e Giulio Wilson, per avere da loro qualche impressione sulla tournée in corso e sull’imminente concerto messinese. Cominciamo con Jorge.
Jorge, anche se lo hai raccontato tante volte, puoi dirci com’è nata la felice collaborazione con Giulio?
«Nel 2019 Wilson ci inviò una mail dicendoci che aveva scritto una canzone, ‘Vale la pena’, e che voleva inciderla con noi. Ci piacque molto e lo invitammo a Santiago del Cile dove la registrammo. Ebbe subito successo. Ci piacque quel recupero di una certa tradizione musicale italiana e ci piacque molto lui e le sue idee. Da qui la voglia reciproca di fare ancora della strada insieme e di incidere nel 2021 un album ‘Agua’ sullo stato dell’ambiente, non solo quello climatico, ma anche umano».
Questo è infatti un tempo in cui spirano venti di guerra e l’uomo sembra sempre più smarrito.
«Questo è il momento in cui le persone dovrebbero tornare a parlarsi e ascoltarsi l’un l’altro. Facci caso, le guerre tornano ciclicamente quando comincia a sparire una generazione e ne subentra un’altra che non ha più memoria. Poi, sì, trattiamo anche temi legati al disastro climatico, ma anche quelli sono temi politici».
Il pubblico che viene ad ascoltarvi è fatto di nostalgici?
«Certo ci sono molte persone che hanno la mia età, ma anche molti ragazzi, giovanissimi. Quella che manca è la generazione di mezzo. Per quanto riguarda la nostalgia essa può rivelarsi pericolosa se non bene indirizzata. Quello che io vedo ai concerti è la curiosità nei confronti di sonorità nuove rispetto al sistema musicale dominante».
Pensi sia arrivato il momento che si torni a proporre canzoni con dei contenuti non dico impegnati, ma sicuramente più concreti?
«Decisamente sì. C’è bisogno di pensare e ascoltare canzoni che senza tediare parlino dei nostri problemi».
E del concerto a Messina cosa mi dici?
«Siamo felici di tornare in Sicilia, luogo dove viene esaltata la mediterraneità, il contatto umano, rispetto a a una tendenza che vuole l’Italia più attenta alle correnti che provengono dal Nord Europa».
Giulio Wilson ha due grandi passioni: la musica e il vino, è infatti un produttore affermato nel campo della produzione enologica. Come stanno insieme questi due elementi?
«Sì, è vero, sono le mie due grandi passioni. Quando canto ho voglia di bere, quando bevo mi viene la voglia di scrivere e fare musica. Si alimentano reciprocamente. Ami stare in campagna, asseconda i miei ritmi biologici».
Ho chiesto a Jorge della vostra collaborazione e lui si è dichiarato molto soddisfatto. Tu cos’hai da dirmi?
«Io sono felice. Chi mi conosce sa che io non sgomito, ma mi faccio conoscere con le mie canzoni. Così è accaduto con Ron che mi ha chiesto una canzone, ‘I gatti’. Con gli Inti Illimani, che rappresentano un pezzo di storia della musica impegnata, il tutto è nato da una mia mail. Da lì la stima reciproca e un rispetto totale, che si è concretizzato nell’album ‘Agua’, nato da una lunga sessione creativa in cui abbiamo vissuto per un mese e mezzo in simbiosi».
Tu passi per un autore impegnato, per uno che bada a ciò che scrive e mette in musica.
«Sì e mi piace. So bene che sono tempi duri per chi si vuole discostare dal mainstream, ma io vado avanti per la mia strada e qualche soddisfazione me la sto prendendo. Per me impegno significa parlare dei problemi che ci affliggono, che rendono la nostra vita individuale e collettiva dura e piena di problemi. Ricordo quando mi sconsigliavano di imboccare questa strada, cosa che accade ancora, ma io imperterrito vado avanti».
Suonare con gli Inti Illimani che effetto ti fa?
«Suonare con la storia, la storia della musica e dell’impegno contro qualcosa di importante, la tirannia, l’ingiustizia. Per me è un grande onore poter suonare con loro».
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