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La voce di Robert Plant infiamma la notte del teatro di Taormina

La leggendaria voce dei Led Zeppelin si è esibita con i Saving Grace e Suzi Dian, compagni di strada affidabili e di grande talento

Robert Plant magari non potrà più “arrampicarsi”, vocalmente parlando, sulla scala che porta in Paradiso, ma di sicuro un suo pezzo di Eden su questa terra, lo ha trovato e ci vive benissimo. È la prima considerazione che ci viene da fare dopo averlo ascoltato al Teatro Antico di Taormina nel concerto in cui si è esibito con i Saving Grace e Suzi Dian, compagni di strada affidabili e di grande talento, con i quali ha incendiato la notte taorminese.

La leggendaria voce dei Led Zeppelin, che in molti, non si capisce perché, davano in disarmo, è invece in splendida forma – nonostante i suoi 75 anni – e propone la sua via alla musica, che è fatta di tanti stili e di tanti riferimenti biografici e musicali. “Saving Grace”, infatti, è il progetto attraverso il quale recupera e ripercorre generi a cui lui si è sempre ispirato, sia prima di diventare la voce degli Zeppelin sia durante la carriera accanto a Jimmi Page, John-Paul Jones e John “Bonzo” Bonham.

E infatti durante il concerto lo dice chiaramente, la sua mente e le sue scelte musicali vanno nella direzione di riscoprire e riproporre brani che risalgono al blues, al country o al rock psichedelico fino alla musica folk britannica, cui è legatissimo. Appartiene proprio alla tradizione musicale americana il pezzo d’apertura, intonato dopo il boato con cui è stato salutato quando è comparso sul palco. Di Gospel Plow, conosciuto anche come Holdon, cantato anche da Bob Dylan, Plant dà un’interpretazione magica, ipnotica. Poi è lavolta di Cuckoo in cui sale in cattedra Matt Worley con il suo banjo, un omone tatuato e dallo sguardo buono, che prelude alla bellissima Let the Four Winds blow, in cui è la chitarra di Tony Kelsey a segnare il ritmo per ricordare ai distratti che sul palco c’è uno dei musicisti che hanno fatto la storia del rock. Per non dimenticare il batterista, Oli Jefferson, vera forza della natura.

Altro boato quando Plant tira fuori dall’album dei ricordi dello Zeppelin la tostissima Friends, pezzo scritto con Page, in cui Suzi suona la fisarmonica e fa il coro. Il pubblico apprezza, sottolinea i vari passaggi con applausi e fischi di approvazione, la voce di Plant è nitida, cristallina, pura acqua di sorgente a cui le migliaia di spettatori che sono convenuti a Taormina da tutta la Sicilia e dalla Calabria, si abbevera soddisfatta.

Seguono Out in the woods e Too far from you, in cui si mette in luce la deliziosa voce di Suzi, che crea un’atmosfera cullante. I due brani servono per preparare il terreno per un altro pezzo della tradizione americana Satan, Young Kingdome Must Come Down, uno spiritual già registrato da Plant nel 2010 con la Band of Joy. L’esecuzione è preceduta dalle parole di Robert che rende pubblico il suo atto d’amore per il blues del Mississipi, quello delle radici e piuttosto grezzo, e cita giganti come Robert Johnson, Bo Diddley, HowlingWolf, Muddy Waters.

Robert in tante occasioni ha detto che in un certo momento della sua vita si immaginava un povero nero di New Orleans che suonava blues. In rapida successione vengono eseguite Everybody’s Song, una cover degli statunitensi Low, gruppo a metà strada tra alternative rock e tradizione, e una fantastica versione di It’sa Beautiful Day Today dei Moby Grape, gruppo psichedelico della scena di San Franciscodegli anni Sessanta che non ebbe il successo che meritava.

Altro boato appena Plant accenna a un’altra perla del repertorio dei Led Zeppelin, RainSong, tratta dall’album, House of the Holy. C’è chi canta insieme a lui, c’è chi si perde e favolare la propria fantasia lontano nel tempo, a quando il quartetto inglese infiammava leplatee di tutto il mondo, imponendosi come la più grande rock band del mondo. Sono intanti stasera a sperare ancora che Plant, Page, Jones, magari con il figlio di Bonham, Jason, possano rimettere in piedi la vecchia formazione, ma Plant a questo proposito è stato categorico: non se ne parla, con la morte di Bonzo gli Zeppelin non esistono più. E poi coni Saving Grace, Robert ha trovato quello che cercava, di cui aveva bisogno sia sul piano esistenziale che musicale.

Nel corso di tutti questi anni, Plant non è stato a guardare, ha formato nuovi gruppi, come ad esempio gli The Honeydrippers, di cui facevano parteanche Jimmi Page e Jeff Beck, ha collaborato con gli Afro Celt Sound System, si è guardato dentro e ha deciso che la sua strada è quella segnata dalla presenza di alcune delle vocalist più brave che ci sono in circolazione, prima Alison Krauss e ora Suzi Dian.

Il concerto volge al termine, non prima di avere di proporre Angel Dance e Gallows Pole, anch’essa tratta dal terzo album degli Zeppelin. Si tratta di un vecchio blues riarrangiato daPlant e Page, che però al tempo non venne eseguito molte volte. Ora i Saving Grace e Robert vengono al proscenio e per chiudere lo splendido concerto eseguono a cappella una toccante e tenera ninna nanna dei Grateful Dead, And We Bid You Goodnight. I Grateful, così come i Jefferson Airplane di Grace Slick e Jorma Kaukonen e i Buffalo Springfield di Neil Young sono altri gruppi a cui Plant ha sempre guardato con grande interesse. Così come al country di Nashville e come dicevamo all’inizio al folk rock dei Fairport Convention, di cui faceva parte la sua grande amica Sandy Denny.

Il concerto è finito, il pubblico, composto da arzilli “anta” e da capelluti adolescenti sciama nella notte di Taormina con la certezza che il rock, il tanto bistrattato rock, anche se a tenerlo in vita sono tanti splendidi vecchietti (Mick Jagger e lo stesso Plant) non è finito. Lunga vita al rock’n’roll!

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