È un progetto che ha a che fare con «con la Genesi e con l'Esodo, i primi due libri della Bibbia. E con una visione personale dell'Antico Testamento». Un progetto nato nel luglio del 2018 «davanti a un bicchiere di vino e dopo la fine non positiva di una precedente esperienza». La scelta del moniker “ApoGod” si fonda (e si spiega) sulla base di una scrittura che può essere considerata “apocrifa” perché interpreta il testo sacro in modo libero, considerandolo alla stregua di un poema emozionante, avvincente e cruento. Ma anche “apostatica” proprio per idee e orientamenti. Di conseguenza, “Apo” è inteso pure come acronimo di “Another Point Of (view)”. Ma non ha pretese religiose, quello dei messinesi Patrick Fisichella e Giovanni Puliafito è piuttosto un racconto epico, sontuoso, maestoso, sinfonico. «Come fosse la colonna sonora di un colossal». E nemmeno (qualcuno glielo ha pure fatto notare) può essere incasellato tra le operazioni “blasfeme” il metal che si accosta ad una certa divinità. “A Prog Bible” degli “ApoGod Project” sa di prog rock, suona come una suite affascinante, sconfinata e ricca. Di strumenti («Alla messa in scena del disco, a Messina, c'era un estratto dell'Orchestra di Giostra, un cantante come special guest, i cori, la sezione ritmica...»), di intuizioni («L'idea di questo album parte da lontano e lontano si spera possa arrivare»), di contaminazioni. E di competenze. Quelle che Patrick e Giovanni hanno affinato in decenni di studio e passione, di collaborazioni e incontri. Fisichella, co-autore dei testi dell'album, produttore, sound designer, fonico – c'è la sua impronta su “Il mio nome è Caino” tratto dal testo di Claudio Fava e interpretato da Ninni Bruschetta – e bravissimo insegnante di chitarra con incursioni nel teatro. E Puliafito, diplomato in Pianoforte e composizione al Conservatorio Corelli di Messina e in Musica per film alla corte del maestro Luis Bacalov, già pluripremiato compositore di colonne sonore per pellicole di grande successo. Tra tutte, “"Ho sposato mia madre” di Domenico Costanzo. A chi “rimprovera” loro di fare un genere vecchio, rispondono che si tratta piuttosto di «musica antica, che affonda radici nel passato, dove si fonda il miglior futuro». A chi sostiene che brani che superano i dieci minuti d'esecuzione non abbiano possibilità radiofoniche, ribattono che «non di sole radio vive l'uomo, e in fondo essere presenti su tutti i principali cataloghi digitali, aver prodotto copie fisiche con la cura di un tempo (custodia rigida, libretto con curiosità e testi e crediti) è già cosa buona e giusta». A chi ama la forma canzone, «dentro al disco c'è anche una ballad e dappertutto una linea melodica che accompagna l'ascolto». Certo sarà difficile riportarlo “live”, costoso. Ma c'è il sostegno di “Nutrimenti Terrestri”, «fondamentale nella prima fase di allestimento». Certo, sarà ambizioso anche solo immaginare un nuovo prodotto, andare avanti senza tornare indietro. «Eppure c'è già un embrione, ancora più contaminato, forse un po’ più scremato». Sicuramente altrettanto epico. Patrick e Giovanni ci credono, la garanzia è sempre la stessa: la passione per la musica, oltre tutti gli steccati. “In principio, fu il Suono...».