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Moon Wave, l'onda musicale di Giulia e Gianluca invade la scena messinese

Un'onda lunare. Una luce soffusa, che mette l'anima in condizione di mostrarsi in volto. Una luce gentile, che si guarda bene dalla necessità di abbagliare, "che non rincorre le hit ma vive per se stessa, per fare senza dovere". La storia tra Giulia e Gianluca, che insieme fanno i Moon Wave, in fondo è appena cominciata

Un'onda lunare. Una luce soffusa, che mette l'anima in condizione di mostrarsi in volto. Una luce gentile, che si guarda bene dalla necessità di abbagliare, "che non rincorre le hit ma vive per se stessa, per fare senza dovere". La storia tra Giulia e Gianluca, che insieme fanno i Moon Wave, in fondo è appena cominciata.

La storia di Giulia Catania, 17enne liceale stefanese, inizia invece anni e anni fa. Con lo studio del pianoforte e quella tendenza irresistibile a scrivere sul pentagramma le cose che se le dici a voce non hanno lo stesso senso. Due singoli già pubblicati da cantautrice ad appena 14 anni ('Mare' e 'Loto', che sul mio canale Youtube hanno riscosso un successo sperato eppure in qualche modo inaspettato. Non si sa mai come quello che parte da te possa arrivare agli altri, fortuna che i primi riscontri sono stati quantomeno incoraggianti!"). Giulia li ha composti "per puro piacere, forse per necessità, per assecondare una tensione ma senza inseguire la dittatura, la schiavitù dei numeri, senza mai assimilarla al successo". Una storia, tanto quella personale quanto quella musicale, contaminata da una "passione per il fantasy, dai libri ai film, passando per tutto quanto abbia a che fare con il mondo più aperto, più sconfinato, meno incardinato possibile".

Poi l'incontro artistico con Gianluca Caponata (stefanese di lunga adozione e messinese d'origine), che dopo un passato nel mondo della discografia ("in principio fu un'altra band e un'altra vita, poi la formazione tecnica necessaria a traslocare nell'universo della produzione") e nonostante un presente nella (ottima) ristorazione... "sarei pronto a rimettere in discussione ogni cosa, lo farei nel nome di un sogno: svegliarmi ogni mattina per la musica".

Il progetto di un ep che comincia a camminare sulle proprie gambe, "l'interlocuzione aperta con una etichetta discografica disposta ad ascoltare", una serie di pezzi già pronti nei quali è evidente sia il femminile che il maschile, reso nell'alternanza delle voci come nell'intreccio, "a suon di punti di vista e di esperienze di vita differenti, di una generazione e di quella precedente". Il confronto con la gente più vicina "dalla cerchia di amici alla famiglia, cogliendo i consigli, lasciando alla porta i condizionamenti". La scelta inevitabile per due che come loro non hanno bisogno né voglia di gridare per farsi ascoltare, che "su toni r&b e pop", sottovoce e sottotraccia, stanno segnando (sognando) la propria strada.

Il primo brano ufficiale dei Moon Wave s'intitola semplicemente Come va, "che poi è quella domanda che nessuno fa più, o se si fa è retorica, giusto per cominciare un discorso, senza neppure aspettare la risposta". Un concept dichiarato. Un testo che incalza e distende, sottolineato e sfocato (le parole sono di entrambi, degli arrangiamenti naturalmente si cura Gianluca), "partito con l'idea del reggaeton di cui è rimasto solo un ricordo di batteria... e virato in tutt'altra direzione". Funziona così, la libertà.

 

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