La qualità più evidente di Maurizio “Nello” Mastroeni – anima e mente della leggendaria formazione dei Kunsertu e autore di uno dei brani più belli della musica italiana, Mokarta – è quella di guardare sempre avanti, per cogliere tutte le possibilità che la vita gli offre per poi metterle in musica. Ogni qualvolta che per un motivo o l’altro i Kunsertu hanno subito uno stop, com’è accaduto in passato e di recente per la pandemia, lui non è rimasto a guardare e ha dato vita a nuovi progetti sonori, come era già accaduto con Nemas, con due album bellissimi, uno dedicato all’Africa (2005) e l’altro alla Turchia (2009), che aldilà della diffusione restano due pietre miliari nella storia della musica italiana per la capacità di contaminazione e di dialogo con altre tradizioni musicali. E ora con questo Kaumas, maturato proprio durante la pandemia, che Nello come altri musicisti ha vissuto in maniera ambivalente, sia come un momento di riflessione personale e professionale, sia come un’opportunità di superare i confini spaziali e geografici per proporsi al mondo intero sbarcando sulle piattaforme digitali, nuova frontiera della musica. Ma non solo, infatti in questo lavoro Mastroeni si supera e suona tutti gli strumenti da solo.
«Vision, l’album che ho prodotto come Kaumas, è un mix di varie atmosfere, un progetto di lungo respiro – esordisce Mastroeni –, il tempo dirà come esso sarà accolto dalla platea degli ascoltatori, così come dirà qualcosa sulla valenza artistica di questa iniziativa, che chiaramente guarda al mondo intero grazie alle incredibili possibilità che ti offrono le piattaforme digitali».
L’album è composto da 13 brani, in prevalenza strumentali, solo quattro sono cantati e a eseguirli è Manua, vocalist tra le più interessanti della nuova scena musicale messinese, che è anche l’autrice dei testi, nonché figlia di Nello. Due le canzoni su cui si regge l’architrave di questa nuova, suggestiva avventura di Mastroeni, Mother e Blue Deep, il primo è un brano intimo e struggente, un racconto dell’anima, segnato dalla sofferenza della perdita della madre. Il secondo è un canto di speranza, di rinascita: il blu profondo nelle intenzioni di Manua è la speranza che si deve nutrire nei confronti del futuro.
Dai Kunsertu a Nemas e ora a Kaumas, qual è il filo rosso che lega questi vari progetti musicali? «Il comune denominatore tra tutte queste esperienze è il mio sentire – risponde Nello Mastroeni –, la mia idea di musica che non è mai ferma e cristallizzata, ma è in continuo divenire. Le mie esperienze passate sono le radici, i rami e le foglie sono frutto di quelle radici, ma anche dei tanti influssi e delle tante sonorità che ci circondano. E se i rami e le foglie vengono tagliati o sono destinati a cadere è vero anche che ne rinascono di nuovi. Ecco, mi sento come un albero ben piantato a terra ma con le fronde che esplorano lo spazio circostante».
«Mi preme dire – aggiunge Nello – che nel mio caso la Sicilia non è più un crocevia di incontri, ma è essa stessa una terra e un’isola che si muove e naviga verso terre lontane. Ecco Kaumas è il vascello e il mezzo attraverso cui posso esplorare nuove sonorità e propormi al mondo».
E i Kunsertu, c’è la speranza di vederli ancora su un palco? «Certo, i Kunsertu non sono morti, è solo che con la pandemia e le difficoltà di tornare a fare musica dal vivo, diciamo che per il momento stanno alla fonda, pronti a tornare a suonare se se ne presenta l’occasione. Non è ancora facile farlo – conclude Mastroeni – ma noi ci siamo».
Caricamento commenti
Commenta la notizia