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Messina, la Mannoia in tour lancia un messaggio: “Con il virus ci siamo ritrovati padroni di niente”

“Non so se la pandemia ci abbia dato una lezione, ma una cosa l’abbiamo capita: il virus ha messo il pianeta in ginocchio e noi che ci credevamo padroni di tutto ci siamo ritrovati padroni di niente”. Così Fiorella Mannoia ha introdotto al pubblico messinese “Padroni di niente”, il tour col quale ha fatto tappa ieri sera all’Arena Villa Dante, nell’ambito di “Messina Restarts”, rassegna artistica promossa dall’Amministrazione Comunale. Un lungo ed emozionante percorso tra la musica del miglior cantautorato italiano (dalla penna di Fossati e Ruggeri fino ad Amara), per un’interprete capace di scandagliare, con un vocalità da brivido, tutte le sfaccettature dell’animo umano, affrontando anche tematiche di alta valenza sociale. Dopo aver aperto il concerto con “I treni a vapore” (1992), la cantante romana ha proposto il pezzo che dà il titolo al tour, dall’album omonimo uscito nel novembre scorso: una constatazione dell’umana vulnerabilità come invito a concentrarsi sul valore della vita. In primo piano i sentimenti e le paure dell’ultimo anno e mezzo, ma anche un invito alla resilienza come arma per ricomporre i fili spezzati di una normalità che sembra lontana. Da “Padroni di niente” sono state eseguite anche “Si è rotto”, malinconico ricordo di una gioventù spensierata, e “La gente parla”, invettiva contro il pettegolezzo social firmata da Amara e Simone Cristicchi, con ritmi balcanici alla Goran Bregovic.

Nel corso della serata questi brani si sono alternati a successi recenti e hit storiche, coerenti con lo stile dell’interprete per eccellenza della canzone d’autore italiana. Dal passato recente “Le parole perdute” (2014), “Combattente” e “Siamo ancora qui” (entrambe del 2016), “Che sia benedetta” (seconda a Sanremo 2017) e “Il peso del coraggio” (2019). Artista impegnata, dalla parte delle donne, la Mannoia ha inoltre proposto pezzi del suo repertorio dedicati all’universo femminile: la lettera a una figlia di “In viaggio” (2012), la reazione alla violenza psicologica di ”Nessuna conseguenza” (2016); ma anche le perle dell’album “Personale” del 2019, ”Imparare ad essere donna”e “Penelope” (scritta con Fossati) fino alla cover cult di “Sally” (Vasco Rossi). Un tuffo nelle emozioni di un passato lontano con le storiche hit sanremesi “Caffè nero bollente” (1981) e “Quello che le donne non dicono” (1987) – cantata dal pubblico con grande partecipazione - fino a una versione acustica di “Cara” di Lucio Dalla. In scaletta anche “Cercami” di Renato Zero e un’emozionante versione piano e voce de “La cura” in omaggio a Franco Battiato, applaudita con una standing ovation. Gran finale con “Il cielo d’Irlanda” (1992), un ritmo che ha fatto ballare tutti i presenti. Ad accompagnare Fiorella Mannoia la band composta da Alessandro “Doc” De Crescenzo e Max Rosati alle chitarre, Luca Visigalli (basso e cori), Diego Corradin (batteria), Claudio Storniolo (piano e tastiere) e Carlo Di Francesco (percussioni e direzione artistica).

 

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