Messina, crack e cocaina dallo studente al professionista. La microspia "smantellata": "Dammi 15 euro per tirare"
Se una piazza di spaccio al dettaglio riesce a incassare centomila euro a settimana, a Messina c’è un problema droga grande quanto una casa. Lo vanno ripetendo da mesi magistrati e investigatori ma l’altra parte della città che dovrebbe pensarci non se ne rende affatto conto. Non si tratta solo di una classica operazione antidroga, con gli investigatori della Mobile che hanno ricostruito per filo e per segno tutto il “movimento” con grande pazienza e capacità. Se si vuole analizzare il fenomeno ormai storicizzato di S. Lucia sopra Contesse, uno dei quartieri-crocifisso da sempre ghettizzato, bisogna guardarlo da un altro punto di vista. E torniamo al concetto iniziale. Se una piazza di spaccio riusciva a produrre centomila euro a settimana c’era una impressionante e letteralmente gigantesca clientela che aveva necessità di rifornirsi costantemente. Erano tutti “tossici” nell’accezione classica e molto volgare che si adoperava una volta? Non pare proprio. Erano molto probabilmente e piuttosto i “rappresentanti” di tutte le cosiddette categorie sociali, ammesso che esistano ancora, che andavano ad acquisire ogni tipo di “sballo”, dallo studente al ragazzino delle medie, e forse anche dal professionista all’impiegato, dal facoltoso all’indigente che riusciva a racimolare qualcosa per evadere a suo modo dalla miseria quotidiana. Che compravano marijuana, crack e cocaina come se piovesse a qualsiasi ora del giorno e della notte. Nell’ordinanza di custodia cautelare della gip Monia De Francesco, che come sempre non bisogna guardare solo come “freddo” atto giudiziario ma invece come il racconto di uno spaccato di vita che in qualche modo ci appartiene, in alcune pagine c’è proprio descritta la frenetica attività di cessione. Gli investigatori della Mobile sono riusciti con un colpo da maestro ad installare una microspia all’interno della “casetta” in un piccolo foro che collega l’interno della stanza con l’esterno senza che il gruppo se ne accorgesse per 12 ore buone, prima che Michele Arena lo smantellasse. Ma quel tempo è bastato per capire tutto. E hanno monitorato la mezza giornata “tipo” con una cinquantina, dicasi una cinquantina di clienti che chiedevano pressappoco sempre la stessa cosa: “dammi 15 euro per tirare”. Fino a quando non si recideranno definitivamente questi giri sarà difficile salvare dalla droga studenti e ragazzi.