Messina

Venerdì 22 Novembre 2024

Il Ponte sullo Stretto, il “ben altro”. L’eccetera... eccetera

Costruzione simulata del Ponte sullo Stretto di Messina

Hanno parlato del Ponte sullo Stretto due leader nazionali, Giuseppe Conte e Elly Schlein. Il primo ha dichiarato che «sono troppi i soldi concentrati su una sola opera, meglio dirottare quei fondi verso la Sanità». La seconda, ieri da Cagliari, ha detto che il collegamento stabile tra Sicilia e Calabria «è inutile e anacronistico, quando invece non si è riusciti ad assicurare la continuità territoriale tra la Sardegna e il resto d’Italia». Bene... Conte è stato due volte premier negli ultimi anni. Schlein è la segretaria del partito che ha avuto, sempre nell’ultimo decennio, due ministri dei Trasporti e delle Infrastrutture, Graziano Delrio e Paola De Micheli. Nessun esponente dei Governi del Centrosinistra, durante gli anni di attività a Palazzo Chigi, ha mai ufficialmente pronunciato una parola contro il Ponte sullo Stretto. Conte, i suoi ministri ed ex parlamentari 5Stelle, quando era premier, si era detto interessato ai progetti di collegamento tra Sicilia e Calabria, ma si era innamorato soprattutto del tunnel, che era stato rilanciato – dopo essere stato bocciato, al termine di studi e verifiche durati vent’anni – dall’ex sottosegretario Cancelleri. Il Pd non ha mai chiuso la porta al Ponte, al punto da far insediare – con decreto della ministra De Micheli – una Commissione incaricata di studiare, per l’ennesima volta, le varie alternative progettuali in campo. Una Commissione tecnica che aveva, poi, dato il suo responso: il collegamento stabile, si legge nella relazione finale, è utile a garantire la continuità territoriale e a colmare il divario infrastrutturale della Sicilia con le altre regioni italiane. Sui progetti la Commissione ha detto chiaramente che il tunnel non è fattibile tecnicamente e va scartato, restano invece in campo i progetti del Ponte a campata unica e del Ponte a tre campate. Soppesati pro e contro, la Commissione ha lasciato intendere di essere più favorevole al Ponte a tre campate, nonostante le gravi criticità (i piloni che poggiano nel fondo dello Stretto, lì dove passano le faglie sismiche) che erano emerse nel passato e che avevano indotto i più grandi tecnici ed esperti di ponti del mondo a escludere tale ipotesi. Ecco questo è stato il lavoro consegnato dai Governi tecnici, a trazione Centrosinistra o guidati dall’ex presidente Conte. Ora che il Ponte è diventato l’opera simbolo del Centrodestra, cavalcato dal ministro Salvini, tutto il Centrosinistra, o quasi, ritiene che questa sia un’infrastruttura inutile, costosissima, dannosa al paesaggio e all’ambiente. E che i soldi del Ponte – non quelli di altre infrastrutture dall’impatto fortissimo sui territori, come la Gronda di Genova, la ferrovia Pontremolese, le stesse opere previste sulle montagne alpine per le Olimpiadi invernali di Milano e Cortina – vengano dirottati altrove. Verso la Sanità. Verso la messa in sicurezza dei territori alluvionati di Emilia e Toscana. Verso le imprese lombardo-venete che stanno facendo pressing sui loro presidenti di Regione, per convincere Salvini a smetterla con questa fissazione di una grande infrastruttura da realizzare nel profondo Sud. Si sente ogni giorno la litania di chi dice “ma che lo fate a fare? È un favore alle cosche, a mafia e ‘ndragheta. Unirà due cimiteri, perché Messina e Reggio non reggeranno ai terremoti prossimi venturi...”. E così via discorrendo. C’è chi aggiunge: «Invece di fare il Ponte, si facciano strade e ferrovie». Le stanno facendo, Rfi e Anas hanno programmato, e appaltato, lavori per svariati miliardi nella sola Sicilia, come ha confermato giovedì Webuild con l’annuncio dell’assunzione di diecimila giovani siciliani e calabresi nei prossimi tre anni. Ma c’è chi dirà sempre: “Inutile fare il Ponte. C’è da sistemare la dorsale adriatica. C’è da potenziare Genova e il suo porto. C’è da investire sulla “povera” Milano. Ci sono le fogne a Valguarnera Caropepe, c’è il pronto soccorso che non funziona a Vibo Valentia”. Eccetera, eccetera e ancora eccetera...

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