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De Luca si dimette, da Messina è passato un “ciclone”

Cosa resterà, alla fine, di questi tre anni e otto mesi vissuti “spericolatamente”? Cateno De Luca come lo Steve McQueen della canzone di Vasco Rossi? Non c’è un unico parametro di giudizio, perché se ci fosse, sarebbe facile dire ha amministrato bene o ha fallito. Questa città, prima che venisse l’uomo di Fiumedinisi, ha avuto qualche valente amministratore e parecchi autori di disastri inenarrabili. Altrimenti non sarebbe stata la Messina che l’Amministrazione De Luca ha ereditato nell’estate del 2018, con una massa debitoria da mezzo miliardo di euro e una vivibilità “sotto il livello del mare”. È da qui che bisogna partire, per tentare un giudizio il più possibile scevro da pre-giudizi così come da atti fideistici. E a questo dato di partenza ne va aggiunto anche un altro: il sindaco e la sua squadra hanno dovuto governare la città nel bel mezzo di una pandemia senza precedenti nella nostra storia recente. Questo vale ovviamente per tutti coloro che hanno amministrato in questi 23 mesi.
Che voti dare, dunque? Zero “tagliato” al sindaco del “blitz” trasmesso sui social contro i migranti colti mentre dormivano negli spazi esterni del Palacultura. Da 2 o da 3 per tutti gli insulti che ha “vomitato” sugli avversari politici, e sui giornalisti, dando anche un cattivo esempio ai giovanissimi. In molti casi, è prevalso in De Luca il “mr Hyde” di cui l’altra sua parte, il “dott. Jekill”, spesso si è pentito. Ma ci vuole onestà intellettuale, non solo fastidio per l’irriverente e insolente sindaco che spernacchia perfino ministri e presidenti della Regione, nel riconoscere anche i meriti di questa Amministrazione. E su molti fronti, i voti dovrebbero essere alti. Solo alcuni esempi: sostegni alle imprese e alle famiglie durante il Covid, risanamento delle baraccopoli, servizi sociali, lavori pubblici, raccolta differenziata, gestione idrica e fontane, pianificazione della futura Messina “green”, risistemazione delle partecipate, misure per l’occupazione giovanile. Quel che è certo è che a Palazzo Zanca è passato un... ciclone.

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