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"Lucciole" per lanterne

C'è qualcosa di fobico, non solo di «pruriginoso e bigotto» - chapeau all'intelligenza e alla capacità di analisi delle 70 donne -, nell'approccio di De Luca al “problema case a luci rosse” a Messina.

Altrimenti non si spiegherebbe quel passaggio in un post sul suo profilo Facebook in cui si fa riferimento a un «blasonato cliente preso in flagranza di...» (di che?); e ancora, «ormai il venerdì e sabato abbiamo questi appuntamenti fissi! Attenzione però! Stiamo estendendo ad altre giornate della settimana». Chissà che divertimento per i vigili urbani impegnati nel servizio.

A De Luca piacciono i “like” sul profilo Fb, ed allora - non gli fa certo difetto il coraggio - offriamo un suggerimento: pubblichi tutti i nomi dei grandi e piccoli evasori dei tributi locali in questa città.

La lotta contro le “case chiuse”, per quanto legittima, ci mancherebbe, in una città in cui decine di migliaia di capifamiglia e titolari di aziende non pagano Ici, Imu, Tari, Tarsu, Cosap e chissà cos'altro; in una città in cui frotte di medici stentano a rilasciare una ricevuta fiscale e altrettanti avvocati preferiscono essere pagati in contanti, la crociata contro le lucciole che operano nel chiuso di una stanza, insomma, ci sembra un atto di strabismo sociale quando siamo invasi da rapinatori sociali.

E veicolare le foto dei «corpi di reato», mentre generazioni crescono guardando porno sul web, un arcaico esempio di pruriginosità.

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