Chiamiamola questione di opportunità e tralasciamo tutto il resto. Cateno De Luca invade le abitazioni di 238 mila messinesi con una lettera agli elettori, nella quale chiede il voto per la sua candidata.
Fin qui, sarebbe un atto di normale campagna elettorale. Ma De Luca lo fa come sindaco della città metropolitana e a questo punto si scende su un altro livello. Lo fa con l'intestazione di sindaco della città metropolitana, figura che dovrebbe essere in teoria super partes rispetto alle candidature in campo per le Europee. Lo fa scrivendo chiaramente che questo voto è una sorta di referendum per rafforzare la sua voglia matta di diventare presidente della regione.
Utilizza la sua elezione a sindaco di Messina e il suo ruolo per una lunga estenuante infinita campagna elettorale. Oltretutto, va ricordato che De Luca si è autosospeso dalle sue funzioni, dunque in realtà dallo scorso 1 maggio la fascia azzurra è sulla scrivania del prefetto, non più a palazzo dei Leoni.
Ancora una volta è la confusione dei ruoli che crea sconcerto e che suscita dubbi e perplessità tra tanti messinesi che in queste settimane hanno accusato il sindaco di tralasciare tutti per questa sua personale battaglia elettorale. Una battaglia che evidentemente De Luca vorrà continuare a ingaggiare fino a quando non arriverà alla presidenza della Regione. Ma è una sua battaglia che non può e non deve impegnare le cariche istituzionali rivestite dallo stesso De Luca.
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