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De Luca si dimette? Lo faccia e basta!

Cateno De Luca (foto Rocco Papandrea)

In quale altra città avete mai visto un sindaco che dal primo giorno del suo insediamento comincia a minacciare le proprie dimissioni e lo fa poi costantemente, come arma di strategia, anzi di quotidiana guerriglia politica?

Se non viene approvato un nuovo regolamento, io mi dimetto. Se non viene votata l’Agenzia del risanamento, io mi dimetto. Se il Consiglio non approva il “pacchetto lacrime e sangue”, io mi dimetto. E ora il dissesto: firmo la delibera e mi dimetto.

Avessimo sentito una sola volta la frase: qualunque cosa succeda, io resto al mio posto, perché i messinesi mi hanno votato e io non sarò mai il comandante che abbandona la nave se il mare è in tempesta. Il giochino delle ventilate dimissioni è ormai del tutto scoperto ed è stato lo stesso De Luca a renderlo così lampante, e spudorato, nel giorno in cui ha voluto far torto all’intelligenza anche dei suoi tanti sostenitori, riproducendo in un post il presunto dialogo con il suo amico fidato, il sindaco di Santa Teresa Riva, che quasi lo “implorava” a rimanere all’Ars per poter accudire il figlio neonato. Puro teatro farsesco.

Se la permanenza all’Ars è il suo “paracadute”, se lo tenga ben stretto e se proprio vuole dimettersi da sindaco, lo faccia oggi stesso, o domani, portato in trionfo dalla “sua” piazza, al termine di uno di quei comizi dove dà il meglio di sè. De Luca finge di non capire che Messina lo ha votato per governare questa città, per trovare soluzioni, condivise o anche impopolari, ma non gli ha affidato un mandato di podestà. Perché l’ultimo podestà di Messina fu Ferdinando Stagno “Monroy” d’Alcontres nel 1943.

Così come non è piaggeria il sostenere le azioni che un sindaco porta avanti, nel rispetto del proprio programma ma soprattutto nell’interesse della propria città, non è l’attacco di una “lobby” l’esprimere critiche, il reclamare risposte agli interrogativi, il chiedere conto e ragione di nomine e scelte che hanno ricadute sulla vita della comunità, come si fa in tutte le democrazie. E come questo giornale ha fatto con tutti i sindaci, prima di lui.

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