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Sui Nebrodi brilla un tesoro: "l'Oro marrone" delle nocciole FOTO

Sui Nebrodi brilla l'“Oro marrone” delle nocciole. Ma affinché il loro valore sia davvero ben distinto, occorre certificarne tutte le qualità, in linea con la strada intrapresa dal Gal Nebrodi Plus, guidato dal presidente Francesco Calanna. «Da tempo abbiamo lanciato l’idea del riconoscimento del marchio Igp alla nocciola di Sicilia – afferma Salvatore Giarratana, coordinatore del progetto –. Pur essendo il territorio dei Nebrodi quello più rappresentativo di questa realtà produttiva, nell’Isola esistono altre zone corilicole, nel Catanese, in provincia di Palermo e nell’Ennese. Abbiamo più varietà autoctone, che messe insieme danno una qualità particolare a questa coltivazione». Si punta a inoltrare ufficialmente la richiesta a giugno, mentre la risposta definitiva della Commissione europea dovrebbe arrivare entro l'anno.

A Raccuja, la coltivazione del nocciolo ha radici profonde e rappresenta da sempre una delle attività agricole più rilevanti del territorio. Negli ultimi anni, tuttavia, si sta assistendo a un rinnovamento significativo del settore. «Le nuove aziende – spiega il sindaco Ivan Martella –, guidate da giovani coraggiosi e lungimiranti, stanno rivoluzionando il modo in cui il nocciolo viene coltivato». «Le nocciole sono un mondo da dover valorizzare così come quando la ricchezza proveniva dalla montagna», afferma Enzo Ioppolo, produttore di Sinagra. I 12.000 ettari di noccioleto nebroideo potrebbero offrire significative opportunità di lavoro. Il frutto, in effetti, sia grezzo che lavorato, quindi sotto forma di farine, paste o creme, è «un prodotto di tipo bio – spiega il titolare di una ditta di trasformazione, Giuseppe Caprino – richiesto in tutta Europa, specialmente in Francia e Germania, ma arriva anche in Giappone».

Dal canto suo, Alessandro Lazzara, funzionario del Servizio 11 dell’Ispettorato provinciale dell’agricoltura di Messina, ricorda che è stata trasmessa l’istanza per l’inserimento del paesaggio corilicolo nebroideo nel registro nazionale tenuto dal ministero dell’Agricoltura, superando la prima fase, mentre altro risultato di rilievo è il finanziamento di due impianti di trasformazione della frutta secca a Torrenova e Sinagra. Tra le aree a maggiore caratterizzazione corilicola figura quella di Tortorici, dove Lidia Calà Scarcione, presidente della Pro loco oricense, è tra le protagoniste del percorso che ha portato al riconoscimento della pasta reale di nocciola quale presidio Slow Food. «La battaglia sull’Igp, su cui si registra anche la resistenza della grande distribuzione – sottolinea – passa anche dai controlli sui prodotti immessi dai mercati esteri, in particolare dalla Turchia».

C'è un tesoro, quindi, in un'ampia porzione della provincia messinese. Un tesoro dalle ampie prospettive di sviluppo per il territorio, ma che rischia di scomparire se non adeguatamente preservato e curato. Le insidie più grandi? L'abbandono delle campagne e gli attacchi di ghiri e cimici, sempre pronti a colpire.

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