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Turismo delle radici e agroalimentare: Calabria e Sicilia puntano sull'homemade

La presentazione del focus è stata realizzata dall'Università di Messina con la Città Metropolitana e il Messina Tourism Boureau

Il fenomeno della promozione delle produzioni agroalimentari italiane all’estero analizzato attraverso l’interazione con emigrati e loro discendenti, desiderosi di riconnettersi - durante le vacanze - con la terra d’origine propria o della propria famiglia: è questo il cuore del rapporto di ricerca “Turismo delle Radici e promozione all’estero dei prodotti agroalimentari italiani. Il focus sul settore olivicolo oleario” realizzato da Sonia Ferrari e Tiziana Nicotera dell’Università della Calabria (con Milena Verrascina, Barbara Zanetti, Anna lo Presti dell’Università di Torino e Gabriella Lo Feudo del Consiglio per la ricerca in agricoltura) è stato presentato nell’Aula Cannizzaro del Rettorato.

Il focus

Lo studio, inserito nel contesto delle celebrazioni dell’Anno del Turismo delle Radici indetto dal Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, analizza la relazione tra le nuove strategie di promozione internazionale dei prodotti agroalimentari italiani con un’attenzione particolare al settore olivicolo e oleario, e il ruolo del turismo delle radici al fine di valorizzare e commercializzare le eccellenze italiane all’estero. Nel corso della presentazione, organizzata dall’Università degli Studi con il Consorzio Messina Tourism Bureau e la Città Metropolitana e introdotta da Carlo Vermiglio coordinatore del corso di laurea in Economia aziendale, è emersa la stretta interconnessione fra settore turistico e enogastronomia (si pensi ai vari segmenti dell’enogastronomia come turismo del vino e oleoturismo), legata soprattutto ai prodotti alimentari della tradizione locale che i turisti delle radici acquistano non solo per la qualità ma anche per il forte legame con le terre d’origine che quei sapori racchiudono. “Il connubio fra cultura locale, enogastronomia e turismo diventa ogni giorno più forte, i turisti desiderano conoscono i luoghi, le identità e gli stili di vita delle destinazioni attraverso i prodotti agroalimentari”, ha spiegato Ferrari. Il Turismo delle Radici dunque non è solo un viaggio di ritorno dei connazionali nei luoghi di origine: “ritornare, ha spiegato il docente Unime Filippo Grasso, significa scoprire o riscoprire l’identità dei luoghi e l’unicità del patrimonio culturale ed enogastronomico, appreso attraverso le narrazioni dei familiari emigrati e i vari canali d’informazione. Quello delle radici è un modello innovativo di governance turistica dei territori - dai borghi ai piccoli comuni, dalle aree rurali alle grandi città - che supera la semplice offerta turistica del viaggio di ritorno e impatta su diversi e ampi settori multidimensionali e interconnessi tra loro, diventando un efficace strumento di best practice stabile e strutturale”. La piattaforma digitale “Italea.com” è il programma di promozione ufficiale dei viaggi esperienziali delle radici, coordinato dal Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, per favorire la scelta degli italodiscendenti di vivere i luoghi dei propri avi; “ecco perché - ha detto Grasso - le Università, con il compito della terza missione, intendono promuovere la riflessione tra studiosi e operatori e facilitare l’incontro tra la domanda dei viaggiatori e l’offerta turistica dei territori”.

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