Tra i grandi comuni, Messina, è quello che nel 2019 ha speso di più per interventi di protezione civile sul territorio, per la previsione, la prevenzione, il soccorso e il superamento delle emergenze e per fronteggiare le calamità naturali. A rilevarlo è una ricerca di Openpolis che ha analizzato le voci dei bilanci di tutti gli enti comunali dedicate alle spese dell'amministrazione per il funzionamento della macchina dei soccorsi.
Le voci di spesa
Questa voce è divisa in due capitoli: il sistema di protezione civile e gli interventi a seguito di calamità naturali. La prima comprende le spese a sostegno del volontariato nel settore, ma anche la programmazione e il monitoraggio. La seconda, invece, che interessa "interventi a seguito di calamità naturali", include le spese volte a fronteggiare calamità già avvenute, comprese le sovvenzioni, gli aiuti e i contributi per il ripristino delle infrastrutture, e del patrimonio artistico e culturale e comprende gli oneri derivanti dalle gestioni commissariali, ma non gli indennizzi per il settore agricolo provato dalle calamità.
Messina prima in classifica
Tra le città italiane con più di 200.000 abitanti, non sono disponibili i dati di Palermo e Catania perché alla data di pubblicazione non risultano accessibili i rispettivi bilanci consuntivi 2019, è Messina quella a spendere di più per il soccorso civile: 13,06 euro pro capite, quasi il doppio della seconda in classifica (Venezia con 7,35) e il triplo della terza (Genova con 4,35). I grandi comuni che spendono di meno per questo settore sono Bari (0,19 euro pro capite), Trieste (0,46) e Bologna (0,79).