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Rilancio aree industriali a Messina, Cgil-Cisl-Uil: "Aprire un confronto costruttivo"

«L’avvio di un confronto sul recupero delle aree abbandonate e sullo sviluppo delle aree industriali come opzione strategica per lo sviluppo del nostro territorio è sempre stato auspicato dal sindacato. Non può, quindi, che essere apprezzabile l’intervento dei professori Michele Limosani e Giuseppe Fera che hanno voluto riproporre all’attenzione del dibattito territoriale la necessità di interventi congiunti, mirati e programmati delle aree industriali messinesi». A dirlo sono i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Giovanni Mastroeni, Antonino Alibrandi e Ivan Tripodi, raccogliendo l’invito implicito contenuto nella lettera aperta dei due docenti universitari.

«Apprezzamento per la loro iniziativa perché gli stessi professori Limosani e Fera confermano quanto il sindacato dice da tempo – aggiungono – ovvero quanto sia importante aprire un confronto tra tutte le parti su queste dinamiche andando oltre le posizioni individuali. Come sindacato siamo da sempre sul “campo industriale”, attenti agli interessi dei lavoratori e della comunità messinese».

Mastroeni, Alibrandi e Tripodi sottolineano come programmare adesso il recupero e lo sviluppo delle aree industriali sia fondamentale in vista di una ripartenza post emergenza sanitaria.  «Il Recovery Fund è una grandissima opportunità per una concreta attuazione dei benefici previsti dalle Zes e per rilanciare il comparto industriale. Sono previste ingenti risorse economiche che vanno nella direzione di una conversione delle vecchie aree di insediamento verso attività produttive green, con nuove tecnologie ed investimenti che sia ecosostenibili ed a basso impatto. Ci battiamo da anni per questo e siamo pronti a confrontarci per lo sviluppo del territorio. Però, come hanno detto Michele Limosani e Giuseppe Fera, serve una strategia comune. Questa opportunità può rappresentare una svolta dirompente per il territorio e per l’economia messinese, consentendo di recuperare impianti industriali abbandonati e rimettere in moto l’intero settore».

Apprezzamento arriva anche per la considerazione, fatta dagli stessi Limosani e Fera, di una “convivenza possibile” tra ambiente e salute. «La tecnologia, ormai, è talmente avanzata da consentire un livello di rischio davvero basso per la comunità. E questo comporterebbe comunque la necessità di ulteriori investimenti per adeguare impianti e strutture, quindi, con una ricaduta maggiore in termini economici a beneficio di tutto il territorio nel pieno rispetto del binomio ambiente e lavoro», sottolineano Mastroeni, Alibrandi e Tripodi. «Le istituzioni preposte – hanno concluso – devono aprire immediatamente una fase di confronto progettuale generale che coinvolga tutti i soggetti sociali, economici, professionali e culturali, per poter proporre un piano complessivo per un forte rilancio economico del nostro territorio che affronti le vecchie e le nuove emergenze. Non c’è più tempo da perdere».

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