Messina

Venerdì 22 Novembre 2024

Covid a Messina, commercio in crisi: a picco intrattenimento, cerimonie e turismo

A tenere botta a Messina è il settore dell'alimentare, l'unico a non aver avuto ripercussioni in un senso o nell'altro. D'altro canto i supermarket sono rimasti aperti per tutto il lockdown e spesso unica occasione per prendere una boccata d'aria. Segno positivo (+ 7,6%) per il solo comparto dell'elettronica e della telefonia. D'altro canto con l'esplosione dello smart working e della didattica a distanza l'impennata era prevedibile. Ma per tutto il resto dei settori il 2020 è stato un anno orribile. Il mondo dell'intrattenimento quello che ha subito il taglio più evidente di fatturato nel confronto fra i primi 9 mesi di questo e dell'anno precedente. Il calo medio è stato del 63%, con punte del 79% per il settore “Eventi, Sagre e Fiere” azzerato dalla serrata. Meno 70% per le discoteche dove la musica è rimasta spenta per gran parte della loro stagione. A picco anche la ricettività con un -45% di tutto il comparto e in particolare degli hotel. Meglio, si fa per dire, i B&B (40%). La ristorazione è riuscita a recuperare una fetta delle perdite primaverili in estate. Ma anche per questa parte centrale dell'economia locale, il down è stato pesantissimo raggiungendo quota 30%. A soffrire meno le rosticcerie che con l'asporto e le consegne ha perso “solo” un quinto del fatturato. Bar e ristoranti, invece a picco, con -35%. Senza matrimoni e altre cerimonie, tutti gli operatori delle giornate più liete, sono rimaste senza lavoro: moda cerimonia -63%, catering -41, fotografi e agenzie di viaggio -53, articoli da regalo -39. Il settore degli agenti di commercio ha perso un terzo del fatturato, il 36% il mondo delle palestre e delle scuole di ballo. Parrucchieri a -31%. A cavallo del 25% i distributori di carburante e i taxi. L'edizione integrale dell'articolo è disponibile sull'edizione cartacea della Gazzetta del Sud - edizione di Messina

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