Trentatré prodotti agroalimentari a indicazione geografica. 17 Dop, 14 IGP e 2 STG. 31 vini a denominazione tra DOCG E DOC. La Sicilia quarta regione italiana per numero di prodotti agroalimentari certificati e la terza per numero di aziende agricole e frantoi. Una quantità enorme di prodotti che costituiscono il 50 per cento della biodiversità italiana. Un patrimonio enogastronomico straordinario in cui Messina fa la parte del leone con tre macroaree importanti: il sistema eoliano, il sistema nebroideo e il sistema peloritano.
Faro Doc, Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Nocera, Mamertino bianco e rosso. E poi la Malvasia di Lipari e i bianchi di Salina. E poi ancora il Salame Sant’Angelo, l’Olio Valdemone, il cappero delle Eolie, il limone Interdonato e numerosi presidi Slow Food come il suino dei Nebrodi o il formaggio Majorchino. Solo alcuni esempi di un patrimonio straordinario pronto a divenire risorsa per il nostro territorio.
“I dati forniti dal rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2020 – spiega il presidente di Confcommercio Messina, Carmelo Picciotto – testimoniano ancora una volta, qualora ce ne fosse di bisogno, come, il turismo enogastronomico, con il suo 53 per cento delle preferenze, rappresenti la fetta maggiore nei gusti dei viaggiatori di tutto il mondo.” Secondo i dati riportati, infatti, il 71 per cento dei turisti ricerca esperienze enogastronomiche di livello e il 59 per cento di essi scelgono le proprie destinazioni in rapporto alla qualità del cibo e del vino. Un impatto economico che a livello nazionale supera i 2 miliardi di euro con il Centro Sud che si configura come macroarea più attiva. “Una sfida imperdibile per la nostra provincia che deve adesso puntare sulla commistione tra cibo, cultura e tradizione, facendo rete e imparando l’arte della promozione, sfruttando al massimo le potenzialità fornite dai nuovi strumenti digitali per migliorare la produttività di aziende già di per sé virtuose” precisa il Presidente di Confcommercio Messina.
“Nel 2019 – continua Picciotto – la Sicilia è stata la regione più ambita dai turisti italiani per il turismo enogastronomico, con il 15 per cento delle preferenze. Ma di queste quante sono state rivolte alla provincia di Messina? La vera sfida oggi – afferma Picciotto - è intercettare queste preferenze (il Visit Me promosso dagli assessori Caruso, Musolino e Previti, rappresenta un primo importante passo in tal senso) rendendo il nostro territorio appetibile, sotto tutti i profili. Ci sono circa 20 milioni di euro che verranno destinati ai distretti del cibo siciliani. Opportunità importanti per centinaia di aziende non solo del messinese. Confcommercio si farà trovare pronta mettendo a diposizione le nuove opportunità fornite dal digitale, necessario per fare rete e creare una filiera di eccellenze da esportare in tutto il mondo.”
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