Sono oltre trecento titolari e gestori di locali, bar, pub, ristoranti e alberghi della città di Messina. Gli impegni del Governo, e gli annunci del premier Conte, non fermano la protesta. Domani sera, alle 21, alzeranno simbolicamente le saracinesche e accenderanno le luci per 15 minuti, mercoledìmattina consegneranno le chiavi dei propri locali al sindaco Cateno De Luca. «Alla vigilia delle nuove direttive che stabiliranno la graduale riapertura delle attività – scrivono in un documento –, dobbiamo affrontare la realtà di un sistema che alleggerisce il suo carico di responsabilità con uno strumento che allenta il lockdown consegnando le imprese del settore ad un fallimento dichiarato. La riapertura non sarebbe un gesto coraggioso, ma un disperato tentativo di nascondere l'evidenza di misure insostenibili già gravate dall'obbligo di chiusura disposto con il primo Dpcm. La macchina governativa che avrebbe dovuto garantire la liquidità e la ulteriore assunzione di debiti da parte degli imprenditori (a tasso agevolato) si è inceppata prima di nascere, tra richieste di bilancio e dichiarazioni fiscali. Messina si unisce alla protesta, i locali non apriranno se non ci saranno le condizioni". "Sono centinaia i dipendenti assunti nel quadrilatero più movimentato della città e sarebbero le prime vittime di questa manovra. Il nostro know how - si legge nel documento - è l'accoglienza e di questa abbiamo fatto un valore assoluto. I punti di ritrovo sono il cuore pulsante di Messina. I sindaci usino la loro autonomia e battano i pugni per aiutare le imprese del settore. Ecco perché abbiamo deciso di aderire all’iniziativa promossa dal Mio-Movimento imprese ospitalità che si terrà in tutta Italia. Alle 21 di domani accenderemo per 15 minuti le luci dei nostri locali come segnale di protesta, mentre il 29 consegneremo al sindaco una chiave simbolica, affinché ci rappresenti a livello nazionale». Il premier Conte ha dichiarato ieri sera che dal 18 maggio i bar e ristoranti potranno effettuare, oltre alle consegne a domicilio, le attività di asporto ma sempre nel massimo rispetto delle distanze, al fine di evitare assembramenti davanti al locale. La riapertura vera e propria, ma non si ancora a quali condizioni, è stata fissata per l’1 giugno. Ma i promotori della protesta Domenico Anna, Marco Di Mauro e Giovanni Imbesi ribadiscono: «L’azione del Governo fino ad oggi si è dimostrata tardiva ed insufficiente. Ci è stata promessa liquidità e non ci sono arrivate neanche le dovute garanzie. Quando si parla di fase due o fase tre, vengono contemplati parametri insostenibili, distanze incolmabili con una riduzione del 70% dei coperti disponibili e tutte le responsabilità a carico dei gestori. Aprire con il 30-40% dei ricavi ed il 100% dei costi con ulteriori responsabilità penali a carico. Per i locali di pubblico spettacolo la data della riapertura non è nemmeno all’orizzonte. Senza le dovute garanzie non riapriremo».